Valeria Longobardi
Amo il mio lavoro di insegnante perché mi fa confrontare con la parte migliore dell’umanità e mi piace definirmi una scopritrice di talenti perché ritengo che questo sia il vero compito di un docente: far comprendere a ciascun alunno le sue attitudini, fargliele valorizzare con l’incoraggiamento, indicargli come trasformare i suoi limiti in opportunità grazie all’esempio e ad un lavoro quotidiano di conoscenza di sé. La cultura classica impernia la mia formazione (mi sono laureata in lettere classiche all’Università degli Studi di Napoli “Federico II” ed ho iniziato la carriera di archeologa) e la mia attività di insegnante (sono entrata in ruolo nel 1997 ed attualmente sono in servizio nel liceo classico della mia città, Castellammare di Stabia dove mi sono occupata di gestione del pof/ptof, orientamento, organizzazione di eventi culturali). Credo nel valore fondante del “nosce te ipsum” e nel potere rivoluzionario della parola, sia scritta che parlata. Dal momento che in principio era il verbo, ma oggigiorno non è più così, mi sono prefissata lo scopo di educare i più giovani alla lettura ed alla pratica della scrittura. Sono convinta che gli alunni vadano guidati, mai forzati a fare dei percorsi cui ciascuno prima o poi arriva assecondando i propri ritmi, i propri tempi. Le mie tre figlie, ornamenta mea, sono la prova vivente del valore di questo modello di educazione. Oltre all’ insegnamento ed alle gioie della maternità, mi occupo di sindacato e politica, sperando di dare il mio contributo per costruire un contesto migliore e per far sì che i nostri giovani, le mie figlie in primis, possano andare all’estero per fare esperienze stimolanti, ma possano poi tornare per lavorare nel nostro meraviglioso Sud. Credo nelle sinergie, nel lavoro collaborativo e nel suo potere di innescare cambiamenti e di trovare soluzioni efficaci; ecco perché mi è piaciuta l’idea di un gruppo di confronto propositivo per la nuova scuola italiana che deve nascere adesso.