Luigi Bove
Jones, Indiana Jones, chiamatemi pure cosi visto che condivido passioni e avventure del ben più
celebre prof.
Insegno letteratura italiana e storia in un istituto superiore dell’hinterland napoletano dove
quotidianamente mi avventuro con una “vesparella” d’epoca, rigorosamente “azzurro Napoli”,
scansando con destrezza buche e munnezza per presentarmi puntuale in classe a ricevere i miei
ruspanti discenti. Sono molto legato a questa mia piccola tribù di aborigeni di cui apprezzo la
spontanea simpatia, la vena leggera e dissacratoria, nonché la franchezza dei modi. Col tempo ho
imparato a comprendere la loro lingua variopinta, mentre loro ancora non padroneggiano la mia,
benché mi sforzi di trasmettergliene almeno i rudimenti. Nella giungla scolastica non temo questi
nativi quanto i” raptor docenti”, razza famelica e letale che si aggira per i corridoi e nelle aule
provvista di libri e “tabletinceneritori. Insaziabili onnivori, cannibalici divoratori dei “passio
docenti” teneri insegnanti innamorati del sapere più che delle procedure di verbalizzazione, delle
avanzate tecniche statistico docimologiche e delle pratiche di persecutio disciplinari.
Benchè riconosca in me delle doti di apprezzabile spregiudicatezza evito, tuttavia, strategicamente,
la tana del DS(Dente Spada), mostro mitologico che tutto vede e tutto sa e mi tengo alla larga pure
dal cerchio magico dei suoi più stretti tagliatesta: NEC PRUDENTIA TIMIDIUS!!!!!!
Una didactic impossibile mission direte ? Assolutamente nulla se paragonata alle ben più letali
trappole familiari. Mille scontri e fulminee ritirate per sopravvivere a 4 giovani e voraci
consanguinei fomentati da una Ape regina onnisciente, onnipotente e onnirompente.
Al tramonto ,fugati i pericoli, respinti i nemici, novello Jones, recupero la dimensione meno
dinamica, ma altrettanto avvincente, di studioso: letterato- poeta, filosofo- psicologo, giornalista a
tempo perso, novelliere-tuttofare per una coraggiosa casa editrice napoletana.
E chest’ è