8-8-8 Lavoro, svago, sonno

Vi risparmio il quadro abusato di Pellizza da Volpedo (Quarto Stato – bellissima opera assurta a simbolo del proletariato che prende consapevolezza dei propri diritti)  e cercando di evitare la retorica, cosa difficile, faccio riferimento allo slogan “8 ore di lavoro, 8 ore di svago, 8 ore per dormire” che viene proposto in Australia nel 1855 per essere poi condiviso dal movimento operaio dei primi del 900.

Mi soffermo sulle “8 ore di lavoro” perché non vengano talmente stirate da privare il lavoratore del tempo per lo svago e per il sonno; affinché non vengano abusate costringendo il lavoratore a condizione prive di dignità, perché si sa persino le mucche producono latte migliore se ascoltano la musica.

Le “8 ore di lavoro” che quando vengono a mancare, le prime a perderle sono le donne, che faticano a raggiungere i posti chiave perché ancora si privilegia la figura maschile, anche se alcuni, peccato pochi, imprenditori illuminati non considerano la distinzione di genere come elemento qualificante ma le competenze e quindi la meritocrazia.

Le “8 ore di lavoro” che molti giovani ancora non conoscono soprattutto al Sud e se si sono avvicinati al lavoro è stato mal retribuito o non corrispondente al loro percorso di studio.

Le “8 ore di lavoro” degli insegnanti che non sono otto ma che si moltiplicano a fronte di quel che solo in apparenza è il contrario.

Le “8 ore di lavoro” dei Raider, di chi lavora nei campi senza alcuna tutela.

Le “8 ore di lavoro” di chi il lavoro lo ha perso, di chi ha rinunciato persino a cercarlo.

E per non far retorica anche “le 8 ore di lavoro” degli imprenditori illuminati, quelli che il lavoro lo producono e che credono nella forza lavoro, che rischiano, che cadono e si rialzano, e a quelli che cadono perdendo tutto ma cercando di salvaguardare i lavoratori.

Ricordando sempre che il lavoro associato allo svago e al riposo rende migliori, perché come diceva J.Lennon “ il lavoro è vita e senza quello esiste solo paura e insicurezza”.

Quindi 8+8+8.