IL LIMBO DEI DOCENTI FRAGILI

La Professione docente è il perno essenziale della società, della sua cultura e della sua economia. La scuola italiana, nei primi mesi di pandemia, si è retta per merito dello straordinario impegno di tutti i docenti, che si sono adoperati senza indugio ad organizzare la didattica a distanza. In questo contesto i Docenti fragili hanno contribuito al pari degli altri ma, poiché sono persone maggiormente a rischio in tempo di Covid-19 e non possono lavorare in presenza, si ritrovano comunque a subire il perpetuarsi di danni psicologici ed economici.

Il recente “Decreto Sostegni” ha confermato le tutele regolamentate dall’art. 1 comma 481 della Legge di Bilancio 2021 solo per un ristretto numero di categorie di fragili. Gli altri docenti con patologie, soggette a complicanze da contagio,  dovranno richiedere l’attivazione della procedura “d’inidoneità” alla mansione, perché impossibilitati a lavorare in modalità agile. L’inidoneità alla mansione ha già condotto  alcuni docenti ad un demansionamento professionale o, nella maggior parte dei casi, ad una ingiusta malattia d’ufficio con consumo del periodo di comporto. L’erosione del periodo di comporto ha determinato la riduzione progressiva della retribuzione fino all’aspettativa e la perdita dei giorni utilizzabili per le necessarie ed eventuali cure.

L’origine di questa situazione deriva da una carenza normativa riscontrabile nel Contratto Collettivo Nazionale Lavoro Docenti, il quale non prevede l’istituto del lavoro agile; sarebbe necessario intervenire con una norma specifica per sopperire alla carenza del contratto e contemporaneamente prevedere lo stanziamento di fondi per la nomina dei supplenti in presenza e non per la loro collocazione in malattia.

Alcune soluzioni consentirebbero il lavoro da remoto mediante l’adozione di semplici misure organizzative:

1. Permettere agli insegnanti fragili di svolgere le proprie ore di lezione da remoto, collocando il proprio orario settimanale nei pomeriggi o negli eventuali spazi antimeridiani, se previsti, liberi dalla didattica dei docenti in presenza.

2. Consentire ai docenti fragili, mediante l’ attivazione di corsi/sportelli di recupero, il supporto agli alunni con disabilità, con Bisogni Educativi Speciali e con prerequisiti deboli. Infatti, la didattica in presenza, per effetto del distanziamento, potrebbe non migliorare la qualità dell’insegnamento-apprendimento mentre una didattica di Sostegno e Recupero in ore pomeridiane, da remoto, costituirebbe una didattica compensativa ed integrata a quella in presenza. 

3. Offrire la possibilità ai docenti fragili di svolgere attività di tutoraggio per i supplenti, attività di ausilio nell’organizzazione di materiale didattico per i colleghi, attività di tenuta ed aggiornamento dei siti istituzionali scolastici, attività di organizzazione di progetti per il miglioramento dell’offerta formativa, attività di segreteria tecnica di assistenza agli organi collegiali, attività di rete delle istituzioni scolastiche con gli altri enti, attività di supporto delle nuove tecnologie informatiche.

Per una persona con fragilità esercitare il proprio lavoro significa sentirsi incluso nella società, poter provvedere al sostentamento personale ed a quello dei propri cari, non sentirsi discriminato per le patologie di cui soffre e che non ha scelto di possedere. Un docente fragile dovrebbe potersi adoperare per i propri alunni come ha sempre fatto fino alla pandemia e non ritrovarsi  a scegliere tra la salvaguardia della vita e quella del lavoro.

L’auspicio è che il legislatore possa prendere coscienza di questa situazione e porvi rimedio, intervenendo attraverso l’adozione di una norma che consenta di sanarla. Una  scuola che volge il suo sguardo verso il futuro deve cogliere insegnamento da questa fase emergenziale e trasformarlo in un’opportunità di rinnovamento, sfruttando l’apporto delle tecnologie e delle competenze delle risorse umane di cui dispone.

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