Poesia ed intelligenza emotiva a scuola
Scritto da Luigi Bove il 3 Aprile 2021
Le emozioni, che animano la quotidianità, che sono il motore delle scelte, delle azioni di ogni individuo, possono mai essere bandite dalla scuola?
Se l’intelligenza emotiva permette di riconoscere le emozioni proprie e quelle degli altri e di gestirle per assumere condotte sociali adeguate attivando un atteggiamento empatico, allora perché non impararla tra i banchi di scuola?
E’ oramai provato che l’intelligenza Emotiva (IE), soprattutto per ciò che attiene la motivazione, gioca un ruolo fondamentale nei processi di apprendimento perché garantisce maggiore concentrazione, impegno, ricerca di strategie efficaci, buon utilizzo degli strumenti e delle proprie risorse. E’ stato sperimentato infatti che un buon livello di motivazione aumenta la curiosità, l’apertura alla novità e la messa in campo di capacità e risorse interiori, elementi formativi soprattutto per la vita extrascolastica.
Rivoluzionaria, in tal senso, è la recente scoperta fatta dalla ricerca pedagogica, secondo cui è possibile stimolare l’intelligenza emotiva di bambini e ragazzi attraverso la pratica della poesia. Sulla scia dei lavori dello psicologo americano Daniel Goleman, infatti, è stato provato che la poesia è via maestra nella formazione emotivo-affettiva perché per eccellenza è luogo della messa in scena del mondo emotivo, perché permette di riflettere sulle emozioni che animano l’agire, perché allena all’esercizio dell’empatia ed educa al riconoscimento degli stati d’animo in sé e negli altri ,guida alla verbalizzazione affettiva e rende trasparente la relazione tra pensieri, comportamenti ed emotività.
Se dunque i ragazzi in classe non fossero vinti dalla musicalità dei versi poetici sarebbero tuttavia motivati ad esplorare la dimensione poetica come via per meglio entrare in contatto con la propria interiorità. La poesia come chiave d’accesso al mondo interiore sarebbe dunque, un’attrazione irresistibile soprattutto per giovani cuori che si affacciano alla vita. Come non riconoscere infatti che il linguaggio metaforico, presente nei testi poetici è un ottimo modo per elaborare i vissuti emotivi e prendere da essi un’adeguata distanza.
Certo resta il problema reale e ricorrente che gli allievi, specialmente quelli meno propensi al pensiero analitico, fanno fatica a trovare il senso di quello che gli si chiede di imparare. In particolare la poesia, è vista come qualcosa di inutile e incomprensibile, che mette a disagio proprio perché si fatica a carpirne il significato, sempre che un chiaro significato da estrapolare vi sia. Questo problema suscita frustrazione negli insegnanti, che faticano a canalizzare l’attenzione degli allievi; ma anche e soprattutto frustrazione negli allievi, che sentono di dover mobilitare risorse cognitive senza trovare la motivazione per farlo.
Paradossalmente però, proprio questo disagio e quelle frustrazioni confermano che le emozioni sono alla base dell’apprendimento motivato perché condizionano il vissuto di insegnanti e studenti e influenzano l’umore delle classi. Resistenze cosi ostinate in fondo nascondono il fatto che lo spazio scolastico e didattico consacrato alle emozioni ha iniziato ad esistere da poco nelle aule visto che per secoli si è considerata la scuola luogo di sviluppo esclusivo delle capacità intellettuali a scapito di quelle emotive. Oggi finalmente si è compreso che è indispensabile inserire nei programmi scolastici dei percorsi formativi che puntino ad accrescere le competenze emotive dei bambini e dei giovani, e , perche’no , anche attraverso un genere desueto e ”lento” come la poesia ,antidoto infallibile alla frenesia virtuale e all’accelerazione alienante.
Quello che Goleman ci insegna è che l’intelligenza emotiva non è innata, e anche se in parte dipende dal carattere o dal temperamento di ognuno di noi, d’altra parte può essere notevolmente incrementata grazie all’educazione. Per molti secoli nella cultura occidentale “mente” e “cuore” sono stati visti come separati: da una parte il lato irrazionale ed emotivo di noi, e dall’altra la mente pensante.
Oggi si è finalmente accreditata la certezza che i processi cognitivi e quelli emotivi interagiscono tra loro e si condizionano reciprocamente. La ragione guarda agli affetti (e viceversa) in una specie di rispecchiamento. Vivere emozioni positive permette di incrementare fortemente l’apprendimento e quindi riportare le emozioni nelle scuole conviene sotto tutti i punti di vista. Dunque bisogna “Emozionare la scuola”!…….. Come? Seguendo la via maestra della poesia! Infatti, l’idea sempre più diffusa tra i pedagogisti è che grazie al confronto con le poesie si possa lavorare sullo sviluppo armonico di alcune competenze emotive.
Leggere poesia permette di identificarsi con le emozioni vissute da chi ha scritto il testo, e allena quindi la capacità empatica, quella cioè di immedesimarsi con l’altro. Bisognerebbe portare gli studenti a comprendere che i poeti, che loro tanto avversano bollandoli come incomprensibili, in fondo non fanno altro che parlare dell’amore, dell’abbandono, della speranza, della felicità, della gelosia ovvero di tutto quel magma passionale che agita il cuore di ogni essere umano tanto più se adolescente : il poeta in fondo è “uno di loro”.
Ma concretamente quali aspetti dell’intelligenza emotiva vengono potenziati grazie alla lettura e alla scrittura di poesie? Silvia Marini nel suo libro “La forza della parola: la poesia come risorsa per la gestione dello stress emotivo” (Manno, 31 luglio 2015 ) sostiene che attraverso la lettura e la scrittura di poesie si lavora su delle skills riconducibili all’Intelligenza emotiva, su strategie di coping che permettono di mantenere uno stato di benessere facendo prevalere le emozioni positive su quelle negative. L’autrice sottolinea in particolare l’importanza del ricorso alla poesia nella dimensione didattica soprattutto per la capacità di gestire le proprie emozioni e di comprendere le emozioni degli altri, riconoscendole nei testi letti (empatia).
“Il poeta risveglia un dolore, ma un dolore che permette al lettore di comprendere di non essere solo ed il solo a provare quel tipo di sentimento” (ibid., pp. 26-27). E in fondo gestire le proprie emozioni significa anche utilizzare degli strumenti per poterle rendere meno intense e quindi essere capaci di controllarle, senza soffocarle, per viverle, piuttosto, nella loro intensità ed arrivare a comprenderne il significato per avere un’esperienza emotiva arricchente. La lettura e la scrittura di poesie aiutano gli individui a sviluppare questa life-skill fondamentale, infatti molti tra studenti e docenti intervistati confermano quanto per loro la pratica poetica sia d’aiuto, in quanto essi scrivono o leggono poesie proprio nei momenti più difficili e provano un senso di sollievo dopo essersi dedicati a questa pratica.
Ergo:
“Mirum magister aliae quasi carmen illos discipuli ejus, qui in vita positus est iter”. (”Possa tessere meraviglioso poema l’insegnante con quegli allievi che la vita gli ha posto sul cammino.”)