HIKIKOMORI una nuova sfida per la nostra società
Scritto da Rosaria Barbara Ucchino il 29 Gennaio 2021
Un nuovo disagio che riguarda i giovani si pone oggi alla nostra attenzione. Non bastava la pandemia mondiale a creare problemi, adesso c i troviamo di fronte a una crisi sociale che sembra evolvere sempre più. Stiamo parlando dell’emergente fenomeno HIKIKOMORI, frequente tra preadolescenti, adolescenti e giovani adulti del nostro paese, di età compresa tra i 14 e i 30 anni. In Italia non esistono dati ufficiali, si stimano circa centomila casi, per lo più tra il sesso maschile, anche se potenzialmente può riguardare tutti, senza limiti di sesso, età o estrazione sociale. Hikikomori: “stare in disparte, isolarsi”, dalle parole hiku “tirare” e komoru “ritirarsi” è un termine usato, fin dagli anni 80, per indicare coloro che hanno scelto il ritiro sociale volontario. La quasi totalità della letteratura internazionale, sostiene che Hikikomori non è una psicopatologia né un sintomo di un disturbo psichiatrico, anche se può causare psicopatologie e disturbi psichiatrici, piuttosto è una condizione, un fenomeno sociale che può riguardare ogni società economicamente sviluppata. Chi soffre di questo disagio sociale arriva ad abbandonare progressivamente la scuola, gli amici e tutti i contatti sociali diretti, privilegiando quelli virtuali instaurati attraverso la rete. Nei casi più gravi, viene rifiutato qualsiasi contatto anche con i genitori. Frequentemente l’utilizzo eccessivo di internet, viene indicato come una delle principali cause dell’esplosione del fenomeno, ma in realtà, internet rappresenta l’unico contatto con le persone estranee al nucleo familiare e soprattutto, consente al giovane di allontanarsi da un mondo in cui non trova né la passione, né le motivazioni che si era immaginato di trovare. Il disagio di origine sociale e, in particolare, quello legato al contesto scolastico, sembra essere un fattore determinante nella scelta di isolamento del soggetto: la scuola viene vissuta in maniera particolarmente negativa a causa delle forti pressioni di realizzazione sociale generate dalla competizione nel confronto con i pari, talvolta esacerbata da episodi di bullismo più o meno gravi (Zielenziger, 2006; Teo, 2009). L’abbandono scolastico, infatti, è una delle prime azioni intraprese dall’hikikomori (Ricci, 2011). L’opinione pubblica è spesso ostile verso gli hikikomori e ritiene che siano persone pigre, svogliate, negligenti, invece, spesso s i tratta di ragazzi e ragazze molto brillanti, molto riflessivi, introspettivi e critici e che però possiedono un atteggiamento negativo verso la società. Per superare i pregiudizi e gli stereotipi è necessario avere delle ind icazioni ed informazioni che consentano l’Identificazione del problema e degli strumenti utili alla prevenzione e alla gestione dei casi che possono essere individuati in famiglia, nella scuola e nella formazione professionale e la diffusione di una corretta informazione. Attualmente, sono poche le regioni che si sono attivate per promuovere la conoscenza del fenomeno con lo scopo di avviarne una presa in carico più completa e proficua e favorirne una possibile risoluzione. Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, in data 4 dicembre 2019, ha prodotto un documento dal titolo: “Il ritiro sociale grave in adolescenza: la sfida dell’inclusione scolastica”, al fine di avviare azioni di sensibilizzazione attraverso una conoscenza più approfondita della problematica, la diffusione di informazioni fondamentali per attivare una prevenzione efficace e l’individuazione di un percorso condiviso che potrà portare a realizzare azioni fondamentali che favoriscano una migliore gestione del problema nei vari contesti. Per chi lavora, come insegnante o come psicologo, negli istituti occorre una formazione in questo ambito, perché è qui che, per la prima volta, si manifesta il ritiro. Bullismo, conflitti con compagni o insegnanti, ansia da prestazione sono tutti elementi che scatenano il ritiro sociale che si palesa, inizialmente, con assenze saltuarie da scuola che diventano via via sempre più frequenti. Per tale motivo bisogna saper conoscere, riconoscere e intercettare precocemente i segnali di ritiro negli studenti e intervenire tempestivamente per ridurre al minimo la dispersione scolastica. Purtroppo, l a pandemia di Covid-19, rischia di rivelarsi molto negativa , sul fenomeno degli hikikomori, con un sostanziale aumento dei casi e un aggravarsi di quelli già esistenti. Anche se c’è molta differenza, tra un isolamento volontario e uno forzato. Chi prima del lockdown, stava combattendo contro la propria condizione di isolamento sociale, rischia di aver subito un forte aggravio o, quantomeno, una battuta di arresto e chi stava sperimentando la pulsione all’isolamento sociale, potrebbe avere un’accelerazione del processo di isolamento. Molti hikikomori hanno tratto sollievo (o addirittura piacere) da una società bloccata. Però, finito tutto, realizzeranno che la loro “quarantena” non è un periodo transitorio causato da fattori esterni, come per le altre persone, ma una prigionia che, senza gli aiuti adeguati, può durare potenzialmente tutta la vita.