UN PO’ DI VOCE ALLA BISTRATTATA SCUOLA DELL’INFANZIA

Scritto da il 11 Gennaio 2021

I cambiamenti che la pandemia ha imposto nelle vite di tutti sono stati enormi e non hanno risparmiato nessun settore neanche, ovviamente, quello della scuola.
Va però sottolineato che, nell’ambito dell’istituzione scolastica il livello maggiormente ferito sia stato quello della Scuola dell’Infanzia. Scrivo con la maiuscola SCUOLA dell’INFANZIA perché per chi vi lavora con professionalità, e ce ne sono di persone che lo fanno almeno al pari degli altri ambiti, subire le battutine sarcastiche di molti che considerano “fortunate le maestre che stanno in ferie” e considerare che gli organi ufficiali ne abbiano parlato fino ai primi giorni del nuovo anno appellandola ASILO, davvero è tristissimo. Basta ricordare che la Scuola materna statale fu istituita nel 1968 e nell’anno successivo furono emanati gli Orientamenti per la sua organizzazione. Ulteriore passo in avanti fu segnato nel 1991 quando, definendola “Scuola dell’infanzia”, fu inserita, a pieno titolo, nel sistema educativo.
Quindi finalmente da 30’anni è stata riconosciuta come Scuola, vera istituzione educativa anche se non obbligatoria ed ai suoi docenti è richiesta una laurea specifica come per gli altri ordini di scuola.
Fatta questa premessa necessaria per i “non addetti ai lavori”, si può procedere ad una valutazione obiettiva dei fatti: con i bambini dai due anni e mezzo ai 6 la didattica a distanza si chiama LEAD (legami educativi a distanza) sottolineando, proprio per la fascia d’età dei suoi alunni, l’importanza dell’aspetto affettivo. I bambini di quell’età comprendono ed imparano ancora più degli altri da ciò che vivono e l’esperienza del contatto fisico è fondamentale, inoltre non sono autonomi nel gestire una lezione digitale, sia essa in sincrono che in asincrono, e questo è uno scoglio in più che devono affrontare gli insegnanti. E’ pur vero che la scuola, forse tutta quella dell’obbligo, svolge anche l’originario ruolo assistenziale dell’asilo perché di fatto è di sostegno alle famiglie: sollevando per alcune ore i genitori dall’accudimento dei piccoli permette loro di lavorare ma la pandemia è come una guerra! Non piace a nessuno, ne siamo tutti vittime!
Durante la 2^ guerra mondiale furono lunghi i periodi di chiusura delle scuole e quelli in cui si faceva lezione per sole due ore (nella fascia oraria in cui era limitato il rischio di bombardamenti) invece oggi, fortunatamente, la chiusura delle scuole non implica necessariamente l’interruzione dello svolgimento del loro ruolo formativo e culturale né l’interruzione totale dei rapporti umani. Come sempre va scelto il male minore, che è la limitazione dei contagi rispettando i distanziamenti sociali, e allora ben venga la LEAD e che sia vissuta come momento di conoscenza e formazione umana e culturale reciproca tra famiglie e docenti e come tale rispettato. E sia ben chiaro che accettarla e vivere le opportunità positive che offre non significa né non impegnarsi perché lo Stato aumenti le possibilità di aiuti concreti alle famiglie come, per esempio, i bonus baby sitter, né non attivarsi per renderla il più proficua possibile. A quanti continuano a credere che gli insegnanti della Scuola dell’Infanzia traggano “riposo” dalla chiusura delle scuole va ricordato che in realtà, con spirito di resilienza, in grande percentuale, si stanno mettendo in gioco per creare momenti di condivisione tra con i genitori e i bambini proponendo attività create da ciascuno in base alla realtà del contesto sociale in cui lavora ma con l’obiettivo comune di ridurre al minimo i danni che questa situazione può arrecare ai bambini perché spetta proprio alla Scuola dell’Infanzia mettere le basi perché gli uomini del futuro siano persone forti, positive, fiduciose nelle capacità umane!
Foto di Westfale da Pixabay 


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