IL DOCENTE DI SOSTEGNO TRA MITO E REALTÀ
Scritto da Tiziana Di Giulio il 22 Dicembre 2020
Sono una docente di sostegno “per scelta”, maturata dopo anni di insegnamento sul sostegno senza specializzazione e per “esperienza personale”, avendo un figlio che rientra nella categoria BES, ed è stata questa la molla che mi ha spinto a cercare in tutti i modi di “dare voce a chi, spesso, non ce l’ha”; sapevo dall’inizio che non sarebbe stato facile, ma ho scelto consapevolmente di intraprendere il percorso di formazione universitaria e specializzarmi, poiché credo fermamente nel delicato compito e nel ruolo dei docenti di sostegno. Sono stata per anni docente curricolare e so benissimo anche come si sta dall’altra parte, so quanto un buon rapporto tra i membri del team docente possa essere fondamentale, non solo per poter attuare una didattica inclusiva, per il raggiungimento degli obiettivi prefissati ma anche per preservare la serenità e il benessere della classe. Ecco perché resto sconcertata quando, nel 2020, ascolto ancora colleghe raccontare esperienze negative in cui mancano totalmente empatia, condivisione e collaborazione, in cui il docente di sostegno è relegato al compito di “occuparsi” del suo alunno e non ha alcuno spazio all’interno del team e della classe; forse perché non viene recepito come una risorsa ma come un ostacolo? Ed ecco che crolla il mito del docente di sostegno le cui competenze sono a servizio di tutti gli alunni, ridotto nella realtà, in taluni casi, ad assistente o assegnatario del singolo alunno, come se quell’alunno fosse solo sotto la sua responsabilità e non facesse parte della classe. In merito a questo Dario Ianes ricorda che “L’errore costante è proprio quello di considerare l’insegnante di sostegno una risorsa speciale ed esclusiva per gli alunni con disabilità”.
Ma come viene delineata la figura del docente di sostegno nella normativa vigente? Il docente di sostegno è contitolare delle sezioni e delle classi in cui opera, partecipa alla programmazione educativa e didattica e alla elaborazione e verifica delle attività di competenza dei consigli di classe e dei collegi dei docenti (art.13 Legge 104/92). Contitolaritá e partecipazione, due parole invocate a gran voce solo in alcuni casi, in tutti gli altri messe a tacere, o semplicemente sostituite con flessibilità e sostituzioni…
Il docente di sostegno, contitolare della classe o della sezione, può progettare attività, proporle agli alunni, collaborare attivamente con gli altri docenti, essere e sentirsi parte del team, in uno scambio continuo di esperienze e conoscenze. Quando questo avviene ne beneficia l’intera classe, si favorisce l’inclusione e si impara a riconoscerlo come docente di tutti e non del singolo alunno, si evita che ricopra un ruolo marginale che non gli compete e anche la percezione e la considerazione delle famiglie mutano.
Personalmente ho avuto anche esperienze positive con colleghe che fanno dell’inclusione uno stile di vita, che percepiscono l’alunno con disabilità come arricchimento del contesto classe e non come ostacolo; con loro ho sperimentato come le diverse metodologie inclusive possano agevolare l’attività didattica, coinvolgere tutti gli alunni e motivare l’alunno fragile a dare il meglio di sé, accrescendo la sua autostima e facendolo sentire pienamente parte del gruppo classe. Tra le molteplici metodologie didattiche utilizzate quella più efficace è sicuramente il peer tutoring, che permette all’alunno con disabilità di usufruire dell’aiuto e della guida dei compagni, i quali accettano volentieri questo compito e posso dire, a ragion veduta, che spesso sono più inclusivi degli adulti.
Sentirsi risorsa e non ostacolo, abbatte gli stereotipi sulla figura del docente di sostegno e oggi più che mai è utile per realizzare una scuola davvero inclusiva, dove ciascuno ha il suo spazio e il suo tempo, ma tutti sono uniti e collaborano per garantire una migliore qualità del tempo scuola, che tenga conto delle caratteristiche e delle esigenze dei singoli alunni.
Partecipazione, vuol dire anche coinvolgimento in tutte le attività didattiche, qualora i docenti di sostegno siano poco motivati a dare il loro contributo, vuol dire anche confronto, scambio di informazioni, di idee su come delineare la programmazione, su come elaborare progetti inclusivi o semplicemente su come strutturare la giornata scolastica. Tutti i docenti hanno il compito di contribuire alla realizzazione del progetto formativo , ciascuno con le proprie attitudini, mettendo in campo professionalità e competenze e rispettando i ruoli altrui. L’auspicio è quello di non sentir più parlare di docenti di serie A e docenti di serie B perché giochiamo tutti nella stessa squadra, seppur con ruoli diversi e le partite, si sa, le vince chi riesce a fare un buon gioco di squadra!