Come prevenire situazioni di aggregazione pericolose tra i ragazzi online?
Scritto da redazione il 22 Dicembre 2020
Negli ultimi anni Internet ha portato alla formazione di gruppi caratterizzati da un’accesa retorica ostile e piena d’odio. L’origine può essere identificata dal radicalizzarsi di ideologie estreme che trovano ampia diffusione all’interno di forum e piattaforme di discussione.
È il caso, ad esempio, di un gruppo denominato Incels o Involuntary Celibates, l’idea di base su cui si articola una radicale ideologia misogina è la convinzione che gli utenti siano biologicamente inadatti ad intrattenere rapporti sessuali e/o amorosi con il sesso femminile. Questo sentimento di frustrazione si tramuta in un linguaggio violento che a sua volta si concretizza in diverse forme di violenza inter e intrapersonale.
Nel momento in cui si entra a far parte di un gruppo si vanno costruire determinati valori e simboli tramite cui si interpreta la realtà, andando a delineare un unico schema mentale. Non necessariamente si hanno esiti o effetti negativi, ma sicuramente non è il caso degli Incels la cui retorica si è sempre più radicalizzata fino al compimento di sette differenti attentati, di cui cinque compiuti da ragazzi tra i 22 e i 26 anni.
Sono diversi i motivi che spingono un individuo ad aderire a questi forum e a diventarne un membro attivo, il rischio è che venga a mancare la componente più personale e più umana dell’utente. Online la nostra identità può essere totalmente inventata e ridefinita, possiamo nasconderci dietro ad un username falso e dare libero sfogo ai nostri più oscuri pensieri.
L’inibizione e la responsabilità individuale viene meno, facilitato anche dal forte senso di fedeltà nei confronti del gruppo a cui si è aderito. Esiste un fenomeno chiamato de-individualizzazione che porta a considerare un individuo come parte inscindibile dell’identità di un gruppo a cui si appartiene. Quando un individuo si trova all’interno di un gruppo è più propenso a commettere azioni su cui normalmente indugerebbe di più.
Se già normalmente tendiamo a comportarci differentemente in base alle situazioni, non sempre ascoltando il nostro vero “io”, come possiamo prevenire situazioni di aggregazione pericolose tra i ragazzi all’interno degli ambienti online? E’ necessario domandarsi se la scuola possa ancora una volta fornire un supporto nel andare a formare non solo delle biblioteche viventi, ma anche degli essere umani. Domandarci se affianco alle tradizionali discipline teoriche non debba essere affiancata la didattica emotiva. Coltivando fin dall’infanzia l’empatia e una maggior consapevolezza sulla propria individualità. Fornendo supporti di ascolto e interscambio affinché ragazzi che si trovano in difficoltà possano trovare aiuto e conforto in ambienti sani e reali, piuttosto che in forum tossici e pieni d’odio.
Torino, Camilla Restani