STEREOTIPI DI GENERE (E NON SOLO) SULLA PROFESSIONE DELL’INSEGNANTE
Scritto da redazione il 22 Novembre 2020
Siamo abituati ormai dal marzo scorso a leggere di Scuola: apre? Chiude? A distanza? In presenza? Distanziamento possibile? Banchi “a rotelle”? Mascherine tutto il giorno o no? Posti sicuri o focolai pandemici di asintomatici?
E per gli addetti ai lavori: educazione civica, come? Valutazione descrittiva, quando? Piano per Didattica Digitale Integrata: quali gli obblighi? Chi lo fa?
Il tutto “condito” con slogan propagandistici, pareri di psicologi-showmen, visioni catastrofiche di sociologi sul futuro e altre che si appellano a una supposta “resilienza” delle giovani generazioni.
All’improvviso, tra questa massa di informazioni disarticolate, incoerenti e contradditorie, finalmente LA NOTIZIA!
Una testata non certo secondaria o dilettantistica, La Repubblica, narra e fa risuonare “in rete” la vicenda di una ” maestra d’asilo” finita nello squallido ciclone di una porn revenge via chat con la diffusione di video intimi: seguono le minacce dell’immancabile mamma a capo delle ormai orripilanti gruppi chat sul noto social e intervento di una direttrice (o Dirigente, non è chiaro) che procede al licenziamento.
La vicenda descritta unisce squallore e violenza e ciò è evidente, nonostante l’articolo sia malamente costruito: non sono rispettati neanche i cardini delle 5 W alla base delle prime lezioni di giornalismo: non si capisce quando è accaduto il tutto, dove è accaduto (asilo nido? Scuola dell’Infanzia?), chi sono realmente i protagonisti e da quale contratto sono legati?
Ribadiamo insieme qui una sola certezza: l’unica vittima è la DONNA, ricattata, violentata nella sua intimità e minacciata.
Perché dunque specificare così enfaticamente che si tratta di una “MAESTRA”, d’asilo per giunta, con linguaggio retrogrado e ampiamente superato socialmente e culturalmente? Appare evidente l’intenzione di suscitare qualche pruderie: e con il riferimento alla figura della MAESTRA è gioco facile!
Sono molti gli stereotipi che l’informazione raccoglie e poi amplifica sulla professione dell’insegnante: in un confronto rapido all’interno di un gruppo di professionisti della scuola tanti ne sono emersi:
la maestra è tenere un comportamento serio e austero dentro e fuori la scuola;
la maestra non deve essere portatrice di posizioni politiche esplicite dentro e fuori la scuola;
la maestra, se single e non propriamente giovane (detta anche “zitella”) talvolta è esaurita e può arrivare a maltrattare i bambini;
la maestra, se ha famiglia, come arriva a casa, dopo solo quattro ore di lavoro, si dedica alla cucina e alle sue faccende;
la maestra fa tre mesi di vacanza…e la pagano, pure!
La maestra è un lavoro da donne e se lo fa un uomo, beh…bisogna dubitare della chiarezza della sua identità di genere
Non credo sia necessario continuare.
E’ il caso di esprimere a questo punto, come gruppo, delle posizioni chiare:
LA SOLIDARIETA’ E’ ASSOLUTA NEI CONFRONTI DELLA DONNA VITTIMA DELLA VIGLIACCA VENDETTA, di quella donna in particolare e di tutte in generale: alla vigilia della GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LE VIOLENZE DI GENERE è necessario ricordarlo e ribadirlo.
Aggiungiamo a questo che è necessario avviare una riflessione sulla qualità dell’informazione che giunge all’intera cittadinanza sulla figura dell’insegnante, informazione che spesso dequalifica e scredita uno dei lavori fondamentali e critici per la preparazione del futuro.
Cerchiamo di superare gli stereotipi e diffondiamo una informazione pubblica che sottolinei i punti che seguono.
L’insegnante ha il dovere di svolgere al meglio, in scienza e coscienza, il proprio lavoro con lo scopo fondamentale, in condivisione e corresponsabilità con tutta la comunità educante, di far raggiungere l’espressione delle massime potenzialità di ogni studente. Nello svolgimento di questo dovere sono escluse le scelte personali di conduzione di vita e di scelte politiche o religiose.
L’insegnante non esaurisce i suoi doveri in aula: attività collegiali, di formazione, di preparazione delle proposte didattiche, di correzione, di riflessione valutativa, di raccordo con le famiglie e con il territorio sono impegni non sempre visibili all’opinione pubblica, ma fondanti la qualità dell’insegnamento.
L’insegnante è inserito/a in una società e ne vive le contraddizioni e le evoluzioni, dunque anche il suo ruolo e la sua formazione di vita deve essere considerato nella complessiva evoluzione della società.
E’ ampiamente auspicabile l’aumento, soprattutto nella scuola dell’Infanzia e alla Primaria, di personale maschile perché la Scuola sia veramente specchio del mondo: vario, ricco di specificità e diversi approcci alla vita e ai problemi.
Donata Baccelliere
Foto di Daria Shevtsova da Pexels