SCUOLA CHE VA SCUOLA CHE TORNA

Scritto da il 19 Ottobre 2020

Le mode vanno e vengono si sa, quello che ieri era stato ricacciato in soffitta perché vetusto, oggi torna e s’impone come fattore di tendenza. Così avviene anche nella scuola, abitudini, regole, formule di una volta, apparentemente archiviate e sepolte, riemergono tornando prepotentemente alla ribalta. Questo è il caso della Educazione civica, disciplina nata nel 1958 per intuizione dell’allora ministro dell’istruzione Aldo Moro e rimasta in servizio per 50 anni fino all’entrata in vigore della legge 169/ 2008 della riforma Gelmini, che l’ha mandata in pensione rimpiazzandola con “Cittadinanza e Costituzione”.

Un avvicendamento  per molti inevitabile visto che da sempre l’educazione civica si è presentata come la cenerentola delle discipline curricolari: spezzettata, incastrata nei buchi e nei ritagli degli orari scolastici, corollario di geostoria o affidata alla buona volontà di un insegnante di lettere, storia o filosofia che cercava di ricordarsene di tanto. Eppure sorte migliore non è toccata nemmeno a Cittadinanza e Costituzione che dopo poco più di un decennio di  servizio è stata a sua volta scalzata dalla legge 92/2019 del 5 settembre  che  ha reintrodotto, sebbene in versione rinnovata, nientemeno che….. l’Educazione  civica  prevista nelle scuole di ogni ordine e grado dalla primaria fino alla secondaria di primo e secondo grado. Così a settembre 2020 è partito il primo anno utile di attuazione e sperimentazione di quella legge.  Come si spiega questo ritorno al passato? Cosa non è andato nell’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione? Perché rimpiazzarla con una versione aggiornata della precedente Educazione civica? E soprattutto: c’è  davvero differenza  tra la vecchia e la nuova Educazione civica e tra queste e la Cittadinanza e Costituzione?

Guardando agli obiettivi delle tre discipline non sembra ci siano rilevanti differenze. Di fatto sia la vecchia che la nuova ”Educazione civica,” nonché la “Cittadinanza e costituzione” puntano tutte a formare cittadini consapevoli delle norme di convivenza civile.  Tuttavia l’ Educazione civica 2.0 è differente dalle sue due progenitrici nell’ impianto logistico -didattico per cui risulta meno astratta, meno teorica, meno approssimativa rispetto a quelle. Per la prima volta infatti risulta concepita come una vera materia curricolare, con stessa dignità e credibilità delle altre discipline, visto che ,come quelle, prevede insegnamenti specifici, interrogazioni, voti e tanto di valutazioni finali che peseranno sulla media del profitto. Altra novità è che Il suo insegnamento avverrà in contitolarità, ovvero  durante le ore di altre materie con le quali sia possibile rinvenire una coincidenza di argomenti (es: storia, italiano, geografia, ecc) Per questo motivo, non ci sarà un solo insegnante, ma un team di riferimento, con un coordinatore a cui spetterà anche il compito di avanzare le proposte di voto. Questo almeno per quanto riguarda la scuola primaria e la secondaria di primo grado. Nella secondaria di secondo grado, invece, è previsto che la materia venga affidata ai docenti delle discipline giuridiche ed economiche, se presenti. Per ciò che attiene al monte ore esso sarà di 33 ore annuali, e non più di 12 come in precedenza, con la possibilità di attingere anche alla quota dell’autonomia .Ovviamente, l’innesto dell’educazione civica nei curricula comporterà la necessità di modificare il PTOF (Piano Triennale dell’Offerta Formativa). Ma quali argomenti verranno trattati nelle ore di educazione civica? Le linee guida del Ministero indicano che verranno affrontate questioni relative allo sviluppo sostenibile , all’educazione alla cittadinanza digitale, all’educazione ambientale, allo sviluppo ecosostenibile, all’educazione alla legalità e al contrasto delle mafie. In particolare la legge 92/2019 stabilisce che questi argomenti vadano  messi a sistema intorno a tre nuclei concettuali principali:

la Costituzione, che comprende la conoscenza e la riflessione sul significato e sulla pratica quotidiana del dettato costituzionale;

 lo Sviluppo Sostenibile, con riferimento esplicito all’Agenda 2030 e ai suoi obiettivi, che toccano temi ambientali, ma anche i diritti fondamentali delle persone (salute, istruzione, lavoro);

la Cittadinanza Digitale,  assai innovativo rispetto alla vecchia Educazione civica e persino rispetto a alla più moderna Cittadinanza e costituzione perché intende insegnare agli studenti sia  ad analizzare criticamente dati e informazioni dei contenuti digitali sia a gestire la propria’identità digitale.  

Si è quindi, ad un punto di svolta?  Sembrerebbe di si. Diradate le brume delle fumose versioni precedenti, la  “New Civic Education” sembra effettivamente imporsi per solidità d’impianto e fattibilità applicativa.  Eppure qualche difetto emerge e fa riflettere. Innanzitutto lascia perplessi il fatto che non ci sia un unico  insegnante dedicato a questa materia. Un insegnamento trasversale, con un team di docenti guidati da un coordinatore designato dal collegio docenti? Ma ,tutto questo non  rischia di trasformarsi nel  valzer dello scarica barile, dei consueti rimbalzi di responsabilità  del “chi fa cosa”?. Inoltre, a fronte di un monte-ore complessivo di appena 33 ore annuali, si può realisticamente parlare di una disciplina effettiva?  Resta, infine, da risolvere un’altra questione non meno spinosa:  Chi formerà i docenti? In altri termini chi metterà gli insegnati in condizione di padroneggiare adeguatamente i tre “nuclei concettuali” della Costituzione, dell’ambiente e dell’istruzione digitale, e tutto il corollario  di sottonuclei indicati nel testo di legge come “l’educazione stradale, l’educazione alla salute e al benessere, l’educazione al volontariato e alla cittadinanza attiva” (articolo 3 comma 2 legge 92/2019) ? Ma i docenti, direttamente coinvolti nell’ennesima trovata ministeriale, cosa ne pensano? Secondo alcuni, ciò di cui si avverte veramente il bisogno non è tanto dell’ennesima disciplina quanto di un’intelligente revisione e modernizzazione dei programmi scolastici, che consideri come parte integrante di quelle discipline, della  loro programmazione didattica, anche  i contenuti dell’Ec.  Altri docenti si spingono più in la nell’interpretazione dello spirito della legge e avanzano un’ipotesi un po’ maliziosa   intravedendo nel proliferare di tante discipline nuove e meno nuove e di tanti obiettivi formativi sterilmente sovrapponibili una sottile sfiducia da parte del Miur nella forza educatrice e  civilizzatrice che posseggono di per se i tradizionali insegnamenti scolastici quali il latino, la matematica, la chimica, la storia, ”maestre di vita”………… se  ben insegnate.

Illazioni? Inutili sospetti e fantasiosi teoremi ? Sicuramente ma….. si sa che… “A pensar male si fa peccato, ma spesso…!”

Gigi Bove

Foto di Kate Trifo da Pexels

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