A proposito di didattica… qualche cenno storico
Scritto da redazione il 24 Giugno 2020
Con il termine didattica si intende la pratica dell’insegnamento che si esplica attraverso la scelta di metodologie idonee a far apprendere agli alunni le conoscenze. Nell’antichità con Socrate si afferma il metodo del dialogo (arte della maieutica, cioè del “tirar fuori”) grazie al quale si aiuta il bambino a far emergere quelle conoscenze che
possiede già dentro di sé.
Nel primo medioevo le lezioni erano caratterizzate dalla lettura da parte del maestro di testi e l’alunno doveva limitarsi ad ascoltare e memorizzare.
Nel seicento, Comenio introdusse grandi cambiamenti e innovazioni nell’insegnamento, gettando le basi della didattica moderna, attraverso la ricerca di strategie educative e didattiche, atte a sviluppare una formazione integrale della persona. Alla fine del diciassettesimo secolo, particolarmente influente in campo educativo, è il pensiero del filosofo Locke che concepisce la mente come una tabula rasa e quindi dà particolare importanza alle discipline e alle nozioni.
Nel settecento, Rousseau sposta l’attenzione dall’oggetto al soggetto destinatario dell’insegnamento. Il docente deve essere in grado di motivare, stimolare la curiosità del bambino, rispettando i suoi bisogni e tempi di apprendimento. Per quanto riguarda la pedagogia dei primi del novecento, una figura di particolare rilievo è Piaget, che studia lo sviluppo cognitivo del bambino, dando importanti contributi per un’impostazione efficace della didattica.
Nascono in questo periodo anche le scuole attive che danno grande importanza all’alunno e alla sua individualità, ponendolo al centro del processo educativo. Una figura influente dell’ attivismo educativo è rappresentata da Dewey Negli anni 50 Skinner, uno dei maggiori esponenti della corrente del Comportamentismo, dà vita all’istruzione programmata, basata sulla concezione secondo cui, è utile per migliorare l’apprendimento, organizzare i contenuti in forme sequenziali, costruite attraverso la concatenazione di cause/effetti e unità di apprendimento funzionali a obiettivi pianificati in modo organico. Questa teoria si basa sulla concezione che le conoscenze progrediscono se il soggetto produce dei comportamenti desiderati che vengono rafforzati dall’effetto positivo prodotto. Attraverso questa metodologia gli studenti apprendono in modo graduale, lineare, sequenziale, iniziando con la soluzione di un problema semplice e
proseguendo nella risoluzione di problemi sempre più complessi.
All’interno di questo processo, il feed-back ha un ruolo fondamentale proprio perché è la ricompensa a promuovere la nuova risoluzione di un problema. Il modello dell’istruzione programmata ha ottenuto grande successo negli USA fino alla fine degli anni settanta.
Alla fine degli anni sessanta assumono una grande importanza diversi apporti culturali come quelli della Scuola di Francoforte (noti esponenti Marcuse e Adorno) che sosteneva metodologie antiautoritarie e dava particolare importanza al condizionamento dei fattori socio culturali ad esempio nel linguaggio. Durante gli anni settanta, il Cognitivismo si
afferma sempre più creando nuovi modelli e teorie sulla mente e sull’intelligenza, a questo proposito si ricorda Gardner con la sua teoria delle intelligenze multiple. Fondamentale è anche ricordare quella corrente di pensiero chiamata oggi Costruttivismo che sposta l’attenzione sulla necessità di allestire interi ambienti per l’apprendimento. All’ interno del
Costruttivismo si sviluppano a sua volta diversi filoni di pensiero, tra cui l’indirizzo socio culturale di vygotskijana memoria, per cui l’apprendimento si genera nell’interazione con l’ambiente.
Negli anni novanta si affermano le reti telematiche e il cyber spazio che
permettono di dar vita a una riflessione teorica, che si pone come obiettivo, l’elaborazione di nuovi modelli di produzione del sapere, tutt’oggi in fase di discussione e di sviluppo.
Sonia Colzi