Caro Cicerone non sempre la storia è maestra di vita: Casamicciola nel cuore
Scritto da Maria Centrella il 29 Novembre 2022
E così in una mattina di novembre ci ritroviamo difronte all’ennesima tragedia annunciata, a piangere altre vittime. Si accende il faro sulla fragilità del nostro territorio per spegnersi dopo qualche settimana, vengono spese le solite, tante parole vuote che non si traducono mai in azioni.
Continuiamo a saturare il territorio in modo a volte scellerato tanto prima o poi il condono arriva e tutto in modo insano si sana e questo senza tener conto delle mappe di pericolosità e di rischio idrogeologico che consegnano un quadro del territorio italiano soggetto fortemente a frane.
L’articolo 9 della costituzione recita: la Repubblica Italiana “tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione”, quindi tutela il paesaggio inteso come ambiente, che rappresenterebbe, e non a caso uso il condizionale, un “valore primario” che non si può subordinare ad altri interessi costituendo esso stesso un bene pubblico fondamentale. Ma la rincorsa al consenso politico
rimuove ogni conoscenza, rimuove persino il ricordo delle vittime delle tante tragedie, fa chiudere
gli occhi e a mio avviso il cuore.
Si parla ogni volta di tragedie annunciate ma questo succede quando si zittisce la scienza e la cultura e si tralascia la salvaguardia del territorio, la sua messa in sicurezza. Le leggi sulla tutela paesaggistica esistono sin dal 39, la prima legge urbanistica è del 42 – con essa
nascono gli strumenti urbanistici con lo scopo di tutelare il territorio e dare una regola all’uso e alle trasformazioni attraverso una pianificazione dello sviluppo sia urbano che extraurbano- ; nell’89 nasce il PAI ovvero il piano di assetto del territorio con l’obiettivo di ridurre il rischio idrogeologico indicando gli interventi strutturali ma anche quelli non strutturali con la limitazioni d’uso del suolo nelle aree a rischio idraulico e idrogeologico così da salvaguardare l’incolumità delle persone e ridurre al minimo i danni ai beni; ma anche i condoni sono ripetitivi tanto da far percepire l’abusivismo quasi legittimo e giustificato.
Occorrerebbe la diffusione della cultura del rispetto dell’ambiente e del territorio partendo dalle scuole. Occorrerebbe il coraggio di un’azione politica che sappia essere impopolare condannando gli abusi, che non parli di condono ma che si occupi dell’ambiente e ne pretende il rispetto, che dia priorità alla salute pubblica. Allora sì che potremo parlare di politica che è a servizio e fa servizio per la comunità.