Orfani della Guerra fredda
Scritto da redazione il 15 Aprile 2022
Siamo in tempo di guerra … e che guerra! La temuta “guerra delle guerre”, quella che mette a confronto gli arsenali strategici delle maggiori potenze del globo. Certo la Russia non è l’URSS, ma la deterrenza atomica la detiene ancora intatta. Se dovesse esserci il rischio che uno dei due contendenti non fosse in grado di realizzare la mutua distruzione, anche postuma, la questione sarebbe ancor più grave.
di Francesco Bussi
Ah sì, ho lasciato sulla tastiera la premessa, la guerra si combatte in Ucraina – e ai cittadini ucraini va tutto il nostro impegno umanitario, concreto, non verboso – ma a combatterla, senza troppi intermediari sono una strapotente Alleanza occidentale e la Russia.
I media ci chiedono di vedere il conflitto nella sua immediatezza, un aggressore e un aggredito, non nelle sue radici. Infatti, sono strapieni di immagini orrende, tutte attribuite ai massacratori, stupratori russi, ovviamente su fonte di parte e conferma statunitense.
Qualche premessa storica serve, ma non ripeterò cose che sono tacciate di putinismo o altro di peggio, se ci fosse, al momento!
Vorrei scendere nel nucleo emotivo della vicenda per la mia generazione. Chi, come me, ha appartenuto e appartiene alla schiera di coloro per i quali non c’è libertà senza l’uguaglianza e la giustizia, ha sentito tutta la gravità della caduta, prima morale, poi politica dell’URSS. L’URSS, scoprimmo non essere una speranza, ma un incubo: questo l’abbiamo fatto nostro!
Negli anni che hanno seguito l’autodissoluzione dell’URSS, però, c’è stato l’imperversare del credo neoliberista, con i suoi “dannati”, le ore di lavoro sempre in aumento, gli stipendi diminuiti, soprattutto la precarizzazione della condizione della maggior parte dei lavoratori. Si è imposta la risoluzione nel privato degli impegni egualitari che gli Stati occidentali (Europei soprattutto) avevano fatto propri, salute, istruzione, orario di lavoro, ecc. e, in nome dell’affermazione individuale, si è esasperato l’autosfruttamento.
Così a me è tornata alla mente la stagione del Keynesismo, contemporaneo del tempo in cui la minaccia della rivoluzione comunista o della contestazione sociale, convinceva il nostro sistema capitalistico a garantire sicurezza e a ridurre le diseguaglianze sociali, si chiamava socialdemocrazia!
Dalla sconfitta dell’URSS l’accumulazione forsennata del capitale ha divaricato a livello mondiale e nei singoli Paesi la forbice tra i pochi ricchissimi, compresa l’oligarchia russa, e le fasce più misere della popolazione. Per citare un unico fatto, gli USA hanno contrastato l’indagine UNICEF sulla povertà, perché molte delle realtà peggiori sarebbero state documentate negli States.
Ma la sinistra, quella vera, non ha saputo andare oltre questo rammarico dei tempi del bipolarismo, scadendo a volte nel ridicolo di esaltare le cosiddette “democrazie popolari” degli Stati dell’Est europeo, e non ha creato contrasto sociale, non ha capito, non abbiamo capito, dove appigliarci e nessuno spavento sovietico turbava più gli animi dei magnati Statunitensi, Europei, Russi, ecc.
D’altra parte, in questa fase, i liberisti “democratici” han pensato di diffondere il verbo della loro “democrazia” a suon di bombe. Allo stesso tempo l’Europa apriva commerci e traffici con la Russia. Gli Stati Uniti sembravano guardare soprattutto altrove, alla competizione con la Cina.
Per i propri interessi di bottega gli Usa – e l’Europa al seguito – hanno fomentato e sono intervenuti direttamente in tutti i conflitti del mondo, vendendo armi, massacrando civili inermi, bombardando il cuore dell’Europa, facendosi revisionisti attivi della realtà post Seconda guerra mondiale, rinfocolando odi etnici atavici, e imponendo governi improbabili, ma servili. Il tutto è sfociato nella devastazione di mezzo mondo: dal Nordafrica, al Medioriente, all’Afganistan, alla ex Jugoslavia.
Il punto che mi interessa, in tutto questo, è che gli Occidentali hanno di fatto esautorato e demolito il ruolo dell’ONU come sede di risoluzione dei conflitti. Sono intervenuti senza egida ONU in tutti i conflitti a cui hanno partecipato, tanto per evitarsi il confronto e il voto contrario della Russia o della Cina.
Ecco demolita un’altra grande struttura del mondo bipolare: “Noi abbiamo la forza e facciamo ciò che vogliamo! E abbiamo la forza mediatica di imporre la nostra visione del Mondo”. Distruzione di un altro caposaldo dell’equilibrio della guerra fredda.
Ancora una cosa doveva però essere brutalmente evidenziata: il ruolo dell’Unione Europea come semplice appendice del potere statunitense. La costruzione stessa dell’Europa, con i suoi stop and go, sembra solo frutto dei permessi o delle volontà (imposizioni) statunitensi.
Oggi che il padrone ha chiamato, tutti stanno rispondendo all’unisono, indossando le divise e rilanciando le grida di “Sieg heil”, lasciando esporre l’analogo ucraino nelle trasmissioni televisive.
Fine, dunque, dell’illusione che l’Europa potesse essere il centro di una alternativa alla brutalità dello scontro, con la sua diplomazia disposta a trovare accordi perfino sui coloranti ammessi, fino alla cinquantesima sfumatura di grigio.
L’ultima guerra fuori d’Europa è stata la sconfitta USA in Afganistan. Un presidente USA che si arrende alla sconfitta? Serviva un’altra occasione per compattare il fronte Euroatlantico, affinché agli europei non venisse in mente di stabilire troppo buone relazioni con la Russia, fino magari a lanciare programmi di integrazione che sconvolgessero gli assetti strategici.
Così i democratici d’oltre oceano e quelli nostrani, si sono improvvisamente sentiti orfani della guerra fredda che garantiva sviluppo degli armamenti, impossibilità di costruire un mondo aperto che dagli incontri tra diversi, trovasse occasioni di sviluppo. Troppo difficile per i liberisti concorrere alla pari!
Mi si dirà che la guerra attuale è l’invasione russa dell’Ucraina! Vero, fin troppo vero, per essere solo questo, come se l’attentato di Sarajevo fosse stata la causa della Prima Guerra Mondiale.
Una semplice riflessione finale. Stiamo scendendo in un inferno maccartista, che i russi conoscono bene nella loro versione postsovietica, e in un mondo in cui i bombardieri strategici USA saranno permanentemente sul territorio Europeo, “dobbiamo” ricostruire la cortina di ferro, ma spostata ben più a Est.
Ecco, nel crogiuolo in cui si bruciano le speranze abbiamo sacrificato quella di un’Europa capace di prevenire la guerra, di un’Europa dei diritti, di un’Europa che integra e non disintegra, insomma di un’Europa democratica, ma di una democrazia che non si esporta con i super bombardieri.
Ovviamente, ad aver superato il lutto della guerra fredda è la vecchia sinistra che, di là della cortina di ferro, non vede speranze, né illusioni, solo un mondo dominato da un’oligarchia autoritaria che riesuma i fantasmi del peggior nazionalismo. Ma manca la capacità di incidere sulla realtà.