Guerra in Ucraina: la creazione dell’antagonista irriducibile
Scritto da redazione il 26 Marzo 2022
È meglio dichiararlo subito, in questo momento storico, per essere immediatamente messi al bando, cosa nettamente più probabile, o di essere accolti nelle proprie riflessioni! Mi sento amico e vicino al popolo Russo. Ciò non mi impedisce di sentirmi ancora più vicino alle sofferenze del popolo Ucraino e di contribuire, per quanto posso, ad alleviarle. Chiusa la premessa!
di Francesco Bussi
Ciò a cui stiamo assistendo nel mondo politico e mediatico nazionale e internazionale dell’Occidente – che si dichiara democratico – è la creazione dell’antagonista irriducibile, del mostro, del nemico. Francamente non ne sentivo la mancanza. Come sostiene qualche filosofo legato a doppio filo al nazismo tedesco, questa di amico/nemico è una categoria fondativa della relazione politica. Il resto, gli interessi economici, le contrapposizioni religiose, ecc. sarebbero solo accessori per dare un senso a “noi” contrapposti irrimediabilmente a “loro”, il nemico.
Così, di passaggio, farei notare che le grandi famiglie religiose hanno proposto di superare questa visione, pur ricadendo fin troppo spesso nella stessa logica. Così, ovviamente, l’illuminismo, fondamento della cultura moderna, ha cercato di sfuggire a questa ossessione, nel riconoscimento dell’universalità della ragione umana. Sul pensiero illuminista pretende di fondarsi il liberalismo democratico dell’Occidente. Salvo poi dilagare fino a pretendere la propria ineluttabile affermazione sul mondo intero. E questo chiede di creare costantemente altri nemici. Una volta sono i fondamentalisti religiosi, altra volta le autocrazie, un tempo il comunismo (oggi ridotto a spettro per la notte di Halloween).
Che dire: c’è da scandalizzarsi se il Partito democratico statunitense ritiene che l’avanzamento delle proprie armate fin sotto le mura delle città nemiche sia espressione di libertà? C’è da meravigliarsi se si cancellino le onorificenze ai Russi meritevoli e si rimuovano le effigi di K. Marx dalle università americane? Molti amici intellettuali, troppo intelligenti, buttatisi a corpo morto contro il nemico russo, dicono si tratti di episodi di rozzezza culturale. Non credo proprio! Riconosco in questo il recupero consapevole di contrapposizioni del passato che si spera facciano ancora presa nella creazione del nemico.
E che dire degli editti con i quali si cancellano i giornalisti che hanno mostrato, carta geografica alla mano, quanto l’Occidente abbia portato, non la collaborazione, ma le sue armi fino in Russia ed abbia fatto del Mar Nero un campo di esercitazioni militari antirusse?
Allora, ci arrendiamo a dire che hanno ragione i nazisti, che la categoria amico/nemico è primaria e ineliminabile dalla dimensione politica, o vogliamo dimostrare che può non essere così, che possiamo vivere in un mondo multipolare, senza cadere nella logica della prevaricazione e della distribuzione dell’altro: il nemico che costruiamo dentro di noi, prima di proiettarlo come un’ombra nera sulla carta geografica, sulle pagine dei libri, sui cuori delle persone, sulle onorificenze da ritirare, sulle collaborazioni, reinterpretate come spionaggio.
Ecco, quando a Natale diciamo agli scolari che Gesù è nato per ciascuna persona di questo mondo, quando ci opponiamo al bullismo dei pochi che prevaricano i molti, siamo in grado di misurare tutta la distanza tra la nostra adultità (sempre pronta alla guerra) e l’educatore naif, che racconta bugie. Salto di scala e regressione antropologica. Rita Levi Montalcini diceva di usare la neo-corteccia cerebrale, quel più recente strumento evolutivo e non il cervello primitivo. Quanto a terra stiamo strisciando, lanciando e minacciando di lanciare missili e di usare armi sempre più distruttive?