Teach for Italy

Scritto da il 20 Giugno 2021

Teach For All è un’organizzazione no-profit, ramificata in tutto il mondo, nata negli USA nel 2007 per opera di Wendy Copp e Brett Harris Wigdortz. Lo scopo è migliorare l’istruzione degli studenti e lavorare nel lungo termine per raggiungere l’equità educativa. Si tratta pertanto di una mission perfettamente in linea con uno dei goal di Agenda 2030, in particolare il numero 4, dove tra l’altro si legge testualmente: entro il 2030, aumentare notevolmente l’offerta di insegnanti qualificati, anche attraverso la cooperazione internazionale per la formazione degli insegnanti nei paesi in via di sviluppo, in particolare nei paesi meno sviluppati e nei piccoli Stati insulari in via di sviluppo.

Per raggiungere tale obiettivo, le organizzazioni partner di Teach For All nel mondo reclutano laureati eccellenti in una vasta gamma di discipline accademiche; i selezionati si impegnano per due anni a insegnare in scuole e comunità particolarmente bisognose e in contesti sociali disagiati. Alla base di questo assunto sta l’idea che occorra inviare i migliori talenti proprio nelle realtà più difficili; sono profili che, in virtù della loro larga appetibilità sul mercato del lavoro, presumibilmente non prenderebbero in considerazione una carriera nel mondo dell’istruzione. Come è noto, esiste un drammatico problema di reclutamento di docenti, in Europa: il mestiere di insegnante è sempre meno ricercato e per alcune classi di concorso anche in Italia si riscontra una vera e propria scarsità di offerta. Il progetto Teach For All prova ad attrarre talenti nella professionalità docente, con la consapevolezza che quand’anche dopo i due anni di lavoro nella scuola i fellows dovessero intraprendere differenti strade lavorative, avranno maturato comunque una sensibilità particolare per il settore dell’istruzione. I candidati non vengono “soltanto” selezionati attraverso diversi passaggi formali di candidatura, ma entrano in un programma di formazione e sviluppo professionale che continua per tutto il biennio.

Teach For All è sbarcato nel nostro paese, dal 2019, per il tramite di Teach For Italy. Sono stati avviati contatti con gli Uffici Scolastici Regionali per individuare scuole che volessero sostenere e sperimentare il progetto; nell’a. s. 2020-21 sono state attivate due reti di scuole, una a Cuneo e l’altra a Torino, la cui capofila è l’Istituto Comprensivo Parri Vian diretto da chi scrive. L’idea della rete è sorta per superare i limiti posti dagli attuali meccanismi di reclutamento, semmai ancora più centralizzati dopo l’inopinato superamento della cosiddetta “chiamata diretta”. Lo strumento individuato è stato quello delle MAD. I candidati selezionati da Teach For Italy avrebbero presentato la propria candidatura spontanea alle scuole aderenti alla rete, le quali da parte loro si sarebbero impegnate a chiamare tali candidati, una volta esaurite le possibilità di chiamata dalle graduatorie.

Purtroppo l’O. M. 60/2020 non solo ha introdotto le GPS, ma ha anche disposto il divieto esplicito di produrre istanze MAD agli aspiranti inseriti nelle GPS. La rete, appena nata, è stata in tal modo di fatto vanificata; concretamente, si è risolto il problema invitando i candidati di Teach For Italy a inserire, tra le proprie preferenze, le scuole aderenti. Come risultato di ciò, alcune scuole della rete non hanno potuto usufruire di neolaureati indicati da Teach For Italy. Un’altra criticità emersa, sulla quale si sta lavorando, è la carenza di figure selezionate rispetto ai profili più richiesti dalle scuole, che nel I ciclo (per fare un esempio) corrispondono soprattutto a docenti di sostegno.

Alla fine del primo anno di sperimentazione, mentre si sta tentando di espandere ulteriormente il progetto sul territorio nazionale, si può tracciare un bilancio sostanzialmente positivo:

  • Le scuole che hanno potuto usufruire di un docente Teach For Italy hanno confermato tutte che si è trattato di profili di altissimo livello, decisamente motivati a svolgere la funzione docente con entusiasmo e professionalità;
  • Il progetto evidenzia che i meccanismi di reclutamento dovrebbero essere oggetto di revisione. La “chiamata diretta” è stata osteggiata per ragioni meramente ideologiche, spesso anche strumentali, e forse poteva essere pensata in modo diverso operativamente parlando. Ciò non toglie che assegnare alle scuole la centralità del reclutamento (per esempio attraverso concorsi gestiti da reti di scuole) andrebbe incontro allo spirito dell’autonomia, nata anche per adattare l’offerta formativa al territorio e alle sue esigenze, e consentirebbe di individuare soggetti motivati alla professione, alla formazione continua, alla sintonia con l’offerta formativa definita nel PTOF. Si tratta senz’altro di una visione anglosassone della scuola, ma i risultati del reclutamento attuale, che spesso non è in grado di coprire il fabbisogno o lo soddisfa con profili inadeguati, impongono un cambio di prospettiva. Del resto, la scuola è la sola autonomia che non può provvedere in proprio, per effetto di legge, al reclutamento del proprio personale. Non si comprende perché un Ateneo, un Ente Locale o la Camera di Commercio possano autonomamente indire le proprie procedure concorsuali mentre le scuole, la cui autonomia ha rilievo costituzionale, debbano vedersi assegnate le risorse a livello centrale.

Per concludere, l’esperimento Teach For Italy è il primo tentativo di ribaltamento di paradigma: è la scuola che deve sapersi rendere attrattiva per le eccellenze in uscita dalle nostre Università, puntando su sviluppo continuo della professionalità, tutoraggio in itinere e motivazione al ruolo sociale svolto da un insegnante adeguatamente selezionato e formato; per fare ciò, però, occorre anche che le scuole siano messe in condizione di poter agire in prima persona sui meccanismi del reclutamento.

 

Giampaolo Squarcina

dirigente scolastico

Foto: Teach for Italy/Facebook

 


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