FARE MEMORIA PER VALUTARE

Scritto da il 3 Giugno 2021

E’ giunta l’ora, siamo all’ultima curva, quella che ci porterà di filato sul rettilineo del traguardo: è arrivato il momento degli scrutini finali ! Un dubbio amletico assale ciascun insegnante, come valutare gli allievi ? Dare più spazio alla valutazione formativa rispetto a quella sommativa o viceversa? E’ più giusto accogliere ad oltranza il magro raccolto o piuttosto far grandinare sugli studenti voti e giudizi di condanna?

Nella tempesta del dubbio, nell’ora più buia della nostra missione educatrice, nella parte finale di questo anno delirante, credo che dobbiamo farci guidare dalla luce di una incontrovertibile verità: si valuta quello che “abbiamo messo” nei ragazzi e non quello che “ci abbiamo trovato”. Si valutano gli esiti e non i risultati.  In altri termini siamo chiamati a valutare “quello che ci abbiamo messo”, in questo anno scolastico, e dobbiamo considerare con la giusta indulgenza quello che non ci è stato possibile metterci. Allora fermiamoci a considerare ciò che è stato, giriamoci indietro e proviamo a riavvolgere il nastro di quest’anno scolastico. Gli studenti sono apparsi nella loro quotidianità familiare, vulnerabili come mai, esposti senza scampo alla fragilità dei loro 

“ sonnecchiosi” risvegli. Ce li siamo visti apparire sui Pc come ectoplasmi intontiti, stropicciati, spettinati davanti ad una telecamera che inesorabile li ha attesi e seguiti, in cucina, sui balconi, perfino in bagno. E, in fondo, anche noi insegnanti abbiamo ricambiato ”la visita quotidiana” accogliendoli ,quei ragazzi,  nelle nostre case, nei nostri “templi” privati. Si è sciolto l’alone di mistero attorno alle nostre vite, stabilito un rapporto più diretto ed umano. Abbiamo imparato qualcosa di più gli uni dagli altri anche quando una telecamera chiusa o un microfono spento nascondevano terribili attimi di insofferenza. L’insegnamento ne è uscito sconfitto? La didattica mortificata? Il ruolo svilito?

Nient’affatto, al contrario abbiamo guadagnato in reputazione e credibilità. La funzione docente, soprattutto educativa, ne è risultata esaltata, focalizzandosi decisamente su accoglienza, ascolto, incoraggiamento e proiezione al futuro. A molte famiglie siamo riusciti a stare davvero vicini accogliendo e donando suggerimenti e consigli. Ora però, giunti in fondo al percorso, ogni docente deve chiedersi quanto e come ha lavorato su questi aspetti e quanto tempo e sforzo è stato necessario per metterli a fuoco e diventarne gestori consapevoli. Tutto ciò deve avere un riscontro concreto nella definizione di nuovi indicatori e descrittori capaci di tradurre quegli sforzi in valutazione disciplinare ed educativa. Ma vecchi indicatori, descrittori, livelli e prove di valutazione non sembrano pienamente adeguati all’era del Covid  perciò vanno rivisti e rimodulati. Nell’ottica di un nuovo approccio ruolo essenziale giocano la fiducia del docente, nelle persone e nel futuro, e la sua presenza emotiva che rende credibile e condivisibile la speranza.  Benchè sospinti da una sorte avversa , noi docenti dobbiamo riconoscere che durante gli ultimi due sofferti anni di scuola ci siamo avvicinati sensibilmente al modello dei “ veri maestri”, quelli che puntano alla competenza ed alla consapevolezza degli studenti, cogliendo l’opportunità di rovesciare finalmente un rapporto con loro cristallizzato da troppo tempo.  Oggi infatti, pur tra mille difficoltà e forse perfino grazie ad esse, con accresciuta credibilità,  possiamo dire ai nostri studenti  : <<non sono io ,docente, ma tu, studente, il protagonista del tuo apprendimento, io sono qui per aiutarti e lavorare insieme a te>>. Abbiamo puntato tutto sulla consapevolezza e la condivisione, nuovi parametri di valutazione, aderendo così il più possibile alla progettazione per competenze  che, finalmente raggiunta, non solo non deve essere smarrita, ma va rafforzata trasfondendola coerentemente in tutti i passaggi didattici, tanto più nella dinamica valutativa. 

Valutiamo dunque? Ma come? Come facevamo prima, ma con strumenti affinati a fronteggiare il contesto del tutto cambiato in cui ci siamo trovati. Dobbiamo aver chiaro che la valutazione ha sempre anche un ruolo di valorizzazione,( attraverso approfondimenti, recuperi, consolidamenti, ricerche), fedele ad un’ ottica di personalizzazione che responsabilizza gli allievi, offre supporto alla metacognizione, sostegno alla consapevolezza ed all’autovalutazione. Ogni scuola, attraverso le delibere collegiali, avrà declinato adattamenti alla didattica a distanza sottoponendola a puntuali rilevazioni , ogni Collegio avrà elaborato strumenti e nuovi indicatori capaci di corrispondere alla raccolta sintetica delle prove. Grazie a tanto impegno, la parola d’ordine scaturita dalla didattica mista e’ stata : <<Accogliere>> ,  indicatore di competenza innovativo, sia sotto il profilo disciplinare che educativo, differente dai precedenti perché sensibile alla rilevazione di quanto manifestato e non solo prodotto dall’allievo. “Accogliere” nel senso più ampio possibile: accogliere l’alunno nel percorso nuovo intrapreso e valorizzare ciò che può essere valorizzato del suo percorso di crescita. Nell’accingerci alle valutazioni finali dobbiamo tener conto di quante nuove circostanze, collegate a nuovi comportamenti, apprendimenti e competenze hanno dovuto affrontare i nostri alunni; consideriamo che essi non hanno dovuto sostenere le solite, consuete, interrogazioni rituali, ma organizzarsi, rielaborare, documentarsi, raccogliere ,valutare materiali, fonti e punti di vista per guadagnare autonomia di giudizio, singolo o di gruppo, per pervenire ad un prodotto, per risolvere problemi complessi, per acquisire un’ottica trasversale alle discipline. Un percorso scolastico pienamente formativo, creativo,“epistemologico”, per ricostruire processi da applicare ai costrutti.  Questa laboriosa opera di edificazione spirituale e culturale a fine anno scolastico impone ad ogni docente l’obbligo di fare memoria dello sforzo prodotto dai ragazzi per<< imparare ad imparare>> in modi e circostanze nuove e mai sperimentate. Così, per valutare i nostri allievi, potremmo allora avvalerci di indicatori nuovi come la capacità di concentrazione; la capacità di sostenere il proprio punto di vista con argomentazioni, ma anche di saper mutare il proprio punto di vista a seguito di un confronto. Se riconosciamo che li abbiamo avviati , con fatica e passione, verso prove sempre più operative e concrete ( compiti di realtà), ora siamo tenuti a ridisegnare, per ricomporlo, il circolo virtuoso tra “quel che ci abbiamo messo”(  prove e strumenti di accertamento prescelti),  e “ quel che l’allievo, sollecitato, ha manifestato di sè”( esiti apprenditivi registrati ). Per questa via giungeremo ad una valutazione sommativa in senso proprio, che non può essere espressione di una asettica media aritmetica, ma il prodotto sempre superiore degli elementi trasversali che connotano la vita reale, le conoscenze e le capacità ad essa applicate. In questo modo ciascun docente, in ogni consiglio di classe sarà artefice di una vera e propria “Metànoia” educativa e didattica ,un significativo cambio di prospettiva fondato sulla massima: la “media” dei voti ha sempre meno valore perché da sola è “smemorata” e non misura l’accrescimento di consapevolezze determinato dalla didattica. Se ciò avverrà, paradossalmente, le condizioni sociali avverse si riveleranno occasione preziosa per scoprire un modo diverso di fare scuola, possibilità nuova per gli studenti di costruire consapevolmente il loro sapere. A queste nuove prospettive deve conformarsi la valutazione di fine anno, sintetizzata in voti, sicuramente, ma in voti che, affiancati dalla memoria di ciò che ogni allievo è stato ed è poi divenuto, diano conto di un percorso progressivo delle esperienze maturate da ciascuno. 

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