PANDEMIA , ISTRUZIONI PER L’USO: Lockdown Vs “Breakdown”

Scritto da il 29 Aprile 2021

Nella mia attività di tutor clinico e soprattutto nel lavoro quotidiano di psicoterapeuta dell’età evolutiva ho riscontrato, nell’ultimo anno, un drastico quanto doloroso e verticale peggioramento della situazione psichica dei giovani pazienti. Si parla da tempo della solitudine, dell’infelicità e del senso di angoscia che accompagnano i bambini e più ancora gli adolescenti che si sentono letteralmente deprivati della loro vita, di poter abbracciare, toccare e “respirare” le persone care a causa della pandemia. In parallelo, quasi inevitabilmente, si è cercato e si cerca di proporre un vissuto di normalità “formale”, necessario quanto inevitabile, che nel corso dei mesi è collassato, settimana dopo settimana, giorno dopo giorno, come un castello di carte. Negli ultimi mesi si sono moltiplicate le richieste di consultazione clinica da parte dei genitori che scaturiscono dai timori spesso dalle paure, derivate dalla comparsa di disagi a volte anche improvvisi con i quali la famiglia deve fare i conti molto spesso in concomitanza con altre situazioni di emergenza. Sintomi che terrorizzano, che fanno sentire i genitori ancora più confusi e impotenti; Sintomi che pur nella virulenza con cui si esprimono devono essere accolti, ascoltati e risolti; Sintomi ai quali va data una risposta sollecita ed efficace, a cui va data una voce; Sintomi che sono solo la punta dell’iceberg e che paralizzano nelle loro apparentemente incomprensibili manifestazioni; Sintomi che spengono progressivamente i colori della vita , che costringono ad una triste visione in bianco e nero e che nei casi migliori contemplano al massimo le varie sfumature del grigio. In un simile contesto, quale didattica è ipotizzabile? John Dewey diceva che “L’istruzione non è la preparazione alla vita, l’istruzione è la vita stessa” Che vita hanno i nostri figli, i nostri studenti, i nostri pazienti al tempo del Covid? Con che ricadute emotive, affettive, fisiche e soprattutto psichiche ci troviamo a fare i conti oggi? Quali interventi, strategie e correttivi possono e potranno essere messi in campo per arginare i danni molteplici e, al momento, incalcolabili che l’essere catapultati in una condizione di forzato isolamento ha provocato?​

In un articolo del Sole 24 Ore del 20 aprile u.s. Il Prof. Stefano Vicari, direttore della Scuola di Neuropsichiatria infantile della Cattolica e primario di Neuropsichiatria infantile al Bambino Gesù di Roma lancia un vero e proprio S.O.S rispetto ai numeri relativi all’aumento dei ricoveri per emergenze gravissime (30% in più dall’inizio della pandemia) a cui si assommano altri disturbi psicopatologici che non necessitano di interventi ospedalieri ma che richiedono comunque una attenzione specialistica o nell’ambito del SSN o del circuito dei professionisti che operano nel privato. Riflettiamo sul fatto che tra prima e seconda ondata di Coronavirus il peggioramento è stato sconvolgente; il dato più eclatante si traduce in un incremento del 30% dei ricoveri per autolesionismo.

In particolare il 65% dei ragazzi arrivati in Pronto soccorso da ottobre ad oggi hanno tentato il suicidio o praticato un autolesionismo severo. Siamo chiamati come educatori, ognuno nel proprio comparto, ad una grandissima sfida che andrà costruita giorno dopo giorno, con il costante , preziosissimo e insostituibile contributo che solo il mondo della scuola può offrire. Ad Maiora, perché senza salute mentale è difficile pensare , progettare, anche solo ipotizzare il futuro di una nazione.

Manuela Violani Tutor clinico presso SIIPE Scuola Italiana di Ipnosi e Psicoterapia Ericksoniana

Foto di Free-Photos da Pixabay 


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