Nuova generazione, nuovo modo di apprendere. Il ruolo dei media digitali e delle emozioni nel processo di apprendimento

Scritto da il 29 Aprile 2021

Nel rapporto “annuale del 2016” dell’ISTAT, viene stilata una classifica di generazioni che hanno vissuto un periodo storico di “rottura” nel continuum della storia. Generazione della ricostruzione , protagonista del secondo dopoguerra. Generazione del baby boom e dell’identità sociale , protagonisti di grandi battaglie sociali e di trasformazioni culturali. Generazione di transizione (Generazione X), il passaggio tra il vecchio e il nuovo millennio. Generazione del Millennio , generazione dell’euro e della cittadinanza europea. Infine, i più giovani, la Generazione delle reti , i nati e cresciuti nel periodo della maggiore diffusione delle tecnologie informatiche e l’era di internet. Come progettare una proposta formativa efficace se non si conosce chi ci sta davanti e qual è il suo modo di apprendere. Abbiamo a che fare con una nuova antropologia , nuovi modelli cognitivi , nuovi comportamenti, nuovi valori, nuovi bisogni educativi, tipici di chi è nato usufruendo delle tecnologie. Secondo le neuroscienze l’attività cerebrale viene profondamente modificata dall’utilizzo dei media digitali, e sono state rilevate diverse caratteristiche facenti parte dell’intelligenza digitale: Intelligenza spaziale, pensiero ipertestuale, multitasking, conoscenza per esplorazione e scoperta. Ma uno degli apprendimenti più potenti, secondo le neuroscienze, è quello legato alle emozioni, che agiscono sulla memoria, rafforzandola. Dunque, emozioni- apprendimento-memoria. Ma non solo, nelle proposte formative le emozioni non riguardano solo l’apprendimento cognitivo ma nel saper costruire relazioni, sviluppare competenze empatiche. Qual è il ruolo formativo delle emozioni? Molti studi recenti, e in particolare di Oliverio, hanno dimostrato che alcune esperienze emozionali favoriscono lo sviluppo​ delle facoltà cognitive perché regolano l’ormone che influenza la trascrizione genica potenziando alcuni geni e silenziandone altri. Oggi sappiamo molto sullo sviluppo cerebrale e le tecniche di neuroimaging ci hanno fornito un quadro diverso della mente e del cervello rispetto a ciò che si riteneva in passato. Sappiamo che la struttura fisica del cervello non dipende soltanto da un programma genico ma anche dal fatto che l’ esperienza favorisca o meno nuove connessioni neurali (sinapsi). La plasticità del cervello, dipende dunque dalle esperienze di vita e da quanto è ricco e stimolato l’ambiente in cui vive. La tecnologia ha introdotto dei cambiamenti nella costruzione della conoscenza e nei comportamenti dei giovani, nelle scelte etiche e nella costruzione di valori, come si è detto prima. Sono portati a valorizzare ciò che è concreto e che dà risultati veloci e con poca fatica. È qui che interviene la competenza del docente, che ha l’arduo compito di dover stimolare l’intelligenza digitale.

Foto di Gerd Altmann da Pixabay 


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