LA SCOMPARSA DELL’INFANZIA: RIFLESSIONI DA DOCENTE E DA GENITORE
Scritto da Tiziana Di Giulio il 7 Febbraio 2021
“Qualsiasi mezzo di comunicazione venga inserito in una presa di corrente, ha la sua parte di responsabilità nel liberare i bambini dal mondo specifico della loro sensibilità infantile ” . Così scrive Neil Postman nel suo celebre libro LA SCOMPARSA DELL’INFANZIA, pubblicato per la prima volta nel 1982, ma che ancora oggi, alla luce dei fatti di cronaca cui stiamo assistendo risulta essere attuale. Bambini che usano i social per mettersi in mostra, per raccontarsi e per partecipare a sfide (challenge), in molti casi mortali; bambini lasciati soli o poco controllati, perché se è giusto dar loro fiducia è anche giusto insegnargli un uso corretto dei cellulari e stargli vicino, soprattutto quando sono in un’età in cui non hanno gli strumenti necessari per discernere ciò che è pericoloso da ciò che non lo è…..Bambini avvicinati e molestati su whatsapp, che per loro è un modo per dialogare e stare insieme, ma che purtroppo può risultare pericoloso, poiché spesso qui si nascondono pedofili celati sotto professioni rispettabili o sotto nomi di amici di famiglia. Sono i bambini a cui stiamo consegnando un mondo tutto da sistemare, dove bisogna rimettere a posto non solo gli ecosistemi e l’ambiente, ma ancor di più la presenza, la genitorialità e il rispetto. A loro dovremo un giorno spiegare che mentre noi ci lamentavamo perché non potevamo uscire per via di una pandemia, gli stavamo insegnando il disvalore dello stare in casa, che mentre ci arrabbiavamo perché non potevamo prendere il caffè con gli amici, gli stavamo trasmettendo l’impazienza e mentre eravamo troppo presi a discutere online e offline della crisi di governo, loro venivano lasciati soli e si facevano compagnia su TiK Tok, postando video per riempire il tempo e finendo in una spirale da cui alcuni non sarebbero più riemersi. Da docente e da mamma, fa male leggere notizie come quella della tragica scomparsa della bambina di Palermo, ci si interroga su dove stiamo sbagliando, se noi come scuola riusciamo a fare la nostra parte nel mettere in guardia e nel proporre un uso consapevole ed attento di pc, tablet e cellulari e si pensa che potrebbe succedere anche ai nostri figli. Ma è utile ricordare che abbiamo delle armi a disposizione: il dialogo, la presenza e l’esempio e che siamo tenuti ad utilizzarle. E il confronto, tra genitori e con i docenti. La scuola accompagna i bambini per una buona parte del percorso di vita, usiamo questo periodo per creare alleanze, impariamo a fidarci, usiamo le chat dei genitori per dialoghi costruttivi, piuttosto che per discussioni sterili e rimproveri. A volte, quello che a noi sfugge, può essere notato da un altro genitore o da un insegnante e può essere utile per cercare di prevenire tragedie. Impariamo ad essere esempi da imitare, meno tempo dedicato ai cellulari, anche perché i bambini ci osservano, imparano da noi, da quello che diciamo ma soprattutto da quello che facciamo; regole chiare, ben precise e rispettate da tutta la famiglia sull’uso dei cellulari, aiutano a favorire il dialogo e la collaborazione. Postman afferma che “ I nostri bambini vivono in una società il cui contesto psicologico e sociale non dà più risalto alle differenze tra adulti e bambini ” ; ed ecco che ci ritroviamo tanti adulti in miniatura. Sappiamo bene che così facendo cresceremo generazioni che avranno problemi, per aver bruciato le tappe, per non essersi goduti l’infanzia e la fanciullezza e per non aver assaporato quei momenti importanti e ricchi di significato che non torneranno più. E allora fermiamoci, troviamo il tempo per stare con i bambini, per ascoltarli, così da evitare di essere sostituiti da social, app e giochi virtuali, incoraggiamoli ad aprirsi, a raccontarsi, così da poter prevenire spiacevoli episodi. Accompagniamoli nella scoperta delle infinite possibilità che offre il web, presentandogli gli innumerevoli vantaggi, ma al tempo stesso mettendoli in guardia dai pericoli. Essere nativi digitali ha i suo pro e i suoi contro, se da un lato spalanca le porte sul mondo della tecnologia e favorisce l’acquisizione immediata di nuove conoscenze, dall’altro isola e porta spesso a confondere il reale col virtuale e a credere che tutto ciò che conta siano il numero dei follower o i like lasciati a un video postato su Tik Tok. Il libro di Postman si chiude con questa frase: “Non è immaginabile che la nostra cultura dimenticherà di aver bisogno dei bambini. Ma si è quasi giunti a dimenticare che i bambini hanno bisogno dell’infanzia. Quanti si preoccupano di ricordarlo compiono un servizio meritevole “. E purtroppo il caso della bambina di Palermo non è rimasto isolato, nei giorni successivi alla tragedia si è verificata un’altra morte assurda di un bambino di nove anni di Bari, molto probabilmente per via della stessa challenge e una bambina di Lecce ha provato ad emulare il gesto degli altri due bambini nel bagno della scuola, ma fortunatamente è stata salvata dalle insegnanti allertate dalle altre alunne. Ora tutti siamo chiamati in causa per vigilare e spiegare ai bambini che app come Tik Tok e Instagram non sono adeguate alla loro età, che queste sfide possono avere epiloghi gravi e irreparabili, sperando che non ci siano altri tentativi di emulazione. Ma oggi il mio pensiero va soprattutto alle famiglie di questi piccoli, alle domande che non troveranno mai risposte, allo sgomento dei loro amichetti, al posto libero lasciato in un banco e al vuoto incolmabile che lascia lo spegnersi di una piccola vita… .
Mary Di 16 Febbraio 2021 alle 13:18
Leggendo l’articolo ,non posso che pensare che le parole scritte sono vere è autentiche.Da docente non saprei dove ci porterà tutto questo ,ma di certo un pezzo la pandemia a rubato ai bambini è alle bambine un pezzo di vita comune .