Levare gli ormeggi e navigare in mare aperto: diario di bordo di una docente di scuola primaria

Scritto da il 11 Gennaio 2021

La nave attracca nel porto della didattica a distanza.

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4 Marzo 2020 ore 18:20 le scuole di tutta Italia chiuse: una data e un’ora che difficilmente dimenticherò nella mia vita di docente.

DPCM 4 marzo 2020, art. 1 comma d: «Limitatamente al periodo intercorrente dal giorno successivo a quello di efficacia del presente decreto e fino al 15 marzo 2020, sono sospesi i servizi educativi per l’infanzia di cui all’articolo 2 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65, e le attività didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado, nonché la frequenza delle attività scolastiche e di formazione superiore, comprese le Università e le Istituzioni di Alta Formazione Artistica Musicale e Coreutica, di corsi professionali, master e università per anziani, ferma in ogni caso la possibilità di svolgimento di attività formative a distanza; sono esclusi dalla sospensione i corsi post universitari connessi con l’esercizio di professioni sanitarie, ivi inclusi quelli per i medici in formazione specialistica, i corsi di formazione specifica in medicina generale, le attività dei tirocinanti delle professioni sanitarie, nonché le attività delle scuole di formazione attivate presso i ministeri dell’interno e della difesa» [1].

La notifica del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri giunge mentre, con i colleghi e i rappresentanti dei genitori, condivido un impegno collegiale programmato nel Piano Annuale delle Attività: il Consiglio d’Interclasse. Tra i presenti segue un silenzio innaturale. Gli occhi di tutti sono pieni di domande senza risposte. Ci congediamo. L’unica nostra compagna è una pesante lentezza.

Io mi sento trascinata in un presente senza forma. Mi volto: uno sguardo alla mia scuola ecofriendly e, in alto, alle mie aule colorate. Mi avvio verso casa: un pensiero ai miei alunni operosi salutati al mattino.

Nelle strade, in varie forme, rimbombano le parole: evitate le strette di mano, evitate gli abbracci, state a casa e andrà tutto bene…

Ha inizio l’avventura della Didattica a Distanza.

La nave leva gli ormeggi e naviga nella Didattica Digitale Integrata [2].

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14 settembre 2020 ore 8:00: le scuole di tutta Italia chiuse riaprono.

Il mio nuovo rito quotidiano ha inizio: indosso mascherina e occhiali di protezione e nel mio piccolo zaino ripongo gel igienizzante, guanti, mascherina di ricambio, sacchetto trasparente per i pennarelli personali da usare alla lavagna magnetica, sacchetto con piccola bottiglia d’acqua e merenda, sacchetti trasparenti vari da usare all’occorrenza.

Il mio primo viaggio verso la scuola è carico di paure e tormentato da tante domande: “Riconoscerò i miei alunni con la mascherina?”, “Cosa dirò loro?”, “La mia scuola ecofriendly sarà ancora colorata e allegra?”, “Riuscirò a mantenere la distanza?”, “E la didattica laboratoriale?” e… Cerco di frenare la corsa mentale dei miei pensieri per calmare il respiro irregolare di difficile gestione in una mascherina.

Il capitano e l’equipaggio: l’incontro.

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Occhi vivi dal vivo finalmente!

Risucchiati nella centrifuga della didattica a distanza, nei mesi passati ci eravamo ormai trasformati in un avatar.

Genitori, alunni e insegnanti: gli occhi sono velati di lacrime, ma la vicinanza nella distanza ci rassicura. È una carezza per tutti.

Siamo tutti mascherati e facciamo fatica a riconoscerci, manteniamo le distanze e c’è silenzio, ma il sole settembrino ci restituisce il calore dell’abbraccio negato.

All’improvviso, scatta un applauso spontaneo di incoraggiamento.

La nave: il nuovo ambiente di apprendimento.

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Entriamo in aula.

I banchi sono singoli, in fila e distanti. Lo spazio morbido con i due divani verdi in cui si poteva parlare, giocare e leggere è sparito.

I giochi sono stati sostituiti dagli igienizzanti. Il canto è vietato. Le porte dell’aula obbligatoriamente spalancate.

I laboratori della scuola utilizzabili solo da una classe per favorire la sanificazione.

La ricreazione è scaglionata.

Le uscite degli alunni e dei docenti dall’aula sono registrate su un registro quotidiano per favorire la tracciabilità.

Accanto alla mia aula c’è l’Aula Covid. È preceduta dalla postazione con un termoscanner.

Nascono nuove figure: i Referenti Covid e l’Organico di potenziamento Covid. A scuola si rientra solo con un’autodichiarazione.

La navigazione in mare aperto: il nuovo rito.

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Nei giorni successivi continuo il mio rito quotidiano.

Entro a scuola e mi igienizzo. Il saluto con i colleghi è veloce e a distanza. Molti sono in quarantena.

Gli ingressi sono veloci, da entrate diverse e scaglionati, in fila per uno, a distanza e con la mascherina.

Igienizzo lo spazio di lavoro, igienizzo il computer portatile e il mouse e le mani. Procedo con l’appello, raccolgo le autodichiarazioni di chi rientra, i primi assenti in maniera riservata comunicano che sono in attesa del risultato del tampone, anche io vivo una vita sospesa tra quarantene e tante incertezze.

Gli incontri collegiali sono in remoto.

Nasce il centro d’ascolto con uno psicologo e incontri in remoto collettivi per gli insegnanti.

Le coordinate nautiche: alla ricerca della rotta e di punti di riferimento.

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Il tempo presente mi fa paura. Sono disorientata. Mi interrogo.

Quanta formazione fatta sulle metodologie innovative su cooperative learning e peer to peer per una didattica inclusiva e laboratoriale.

Quanta ricerca e studio per creare un ambiente di apprendimento coerente di vicinanza.

I ragazzi cercano una vicinanza nella distanza, condividendo il dolore della perdita dei nonni, del lavoro dei genitori, delle proprie passioni, dei giochi condivisi.

Come docente resto ferma sulla soglia interiore.

La bussola: la cura educativa.

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La mia scelta educativa è quella di abitare l’incertezza del tempo presente con onestà intellettuale ed emotiva verso gli alunni. Navigo a vista in mare aperto: io sono il capitano e i miei alunni l’equipaggio; ognuno ha un ruolo ben preciso e tutti sostengono tutti. Ognuno è un’àncora per l’altro.

Nella didattica lo stile educativo è la cura. Le luci della navigazione sono: empatia, ascolto e gentilezza.

La giornata si apre con il laboratorio della gentilezza: i ragazzi e i docenti possono liberamente esprimere pensieri gentili e le proprie emozioni; il laboratorio diventa un facilitatore per l’apprendimento.

Si prosegue con il laboratorio della lettura: i libri diventano un porto sicuro per sognare e viaggiare con la fantasia.

La condivisione del lavoro dei ragazzi e l’ascolto delle loro voci e dei loro pensieri in crescita sono protagonisti.

Nel laboratorio creativo dei testi, la scelta dei ragazzi si orienta verso il testo poetico o il testo argomentativo con il silenzio.   

Le assemblee di cittadinanza si trasformano in audio o video call: una vicinanza nel rispetto della distanza.

La didattica per competenze si riconferma la reale didattica inclusiva e i compiti di realtà e compiti autentici creano interesse e motivano lo studio personale, la curiosità, la creatività così come la progettualità e l’autovalutazione.

Appunti di viaggio della nuova avventura

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Rileggo il diario di bordo dei primi mesi di navigazione.

Come docente sento che, avere coraggio, vuol dire fare amicizia con la paura e non lasciarsi pietrificare dalla paura.

Comprendo anche che la formazione non è sempre lineare. La formazione è anche un inciampo.

Interiorizzo che l’educazione si fa con quello che si ha ed è reale. È una semina.  

La cultura della cura è la resilienza nel lavoro educativo.

[1] Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 4 marzo 2020, Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, applicabili sull’intero territorio nazionale [In vigore dal 4 marzo all’8 marzo 2020].

[2]  Decreto Ministeriale 7 agosto 2020, Adozione delle Linee guida sulla Didattica digitale integrata, di cui al Decreto del Ministro dell’Istruzione 26 giugno 2020, n. 39.

Foto di Free-Photos da Pixabay 


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