Educare all’architettura scolastica. Interconnessione tra progetto architettonico e progetto pedagogico
Scritto da Maria Centrella il 11 Gennaio 2021
I progressi tecnologici, delle reti sociali e dei media, hanno determinato nel tempo il cambiamento delle esigenze degli studenti modificando il processo di apprendimento e quindi di insegnamento. Da ciò deriva un’innovazione della didattica che necessita, di conseguenza, di spazi architettonici più flessibili, più dinamici, e questo facendo riferimento non solo allo spazio per la lezione strutturata ma anche a quello di accoglienza, connessione-transito, perché anche questi fanno parte dell’ambiente per educare in forme e modi diversi, ed estendersi oltre lo spazio costruito nell’area esterna. L’ambiente quindi copartecipa all’azione didattica favorendola o in certi casi limitandola, noi dovremmo tendere alla prima opzione ovvero fare in modo che lo spazio diventi educante, accogliente, trasmettitore silenzioso di apprendimento, far sì che le mura parlino il linguaggio dell’educatore.
Anche la pandemia ha indotto un ripensamento degli spazi e del setting, e ha riportato l’attenzione sull’outdoor learning che vede la natura come contesto educante e di accoglienza; penso alla scuola Peripatetica di Aristotele, o l’insegnamento al tempo degli aedi.
Pensiamo inoltre alla scuola che si apre al territorio, che pulsa anche oltre l’orario scolastico e diventa luogo per la comunità confermando la sua missione che non può essere che sociale ed educatrice, una scuola i cui spazi di accoglienza e transito diventano piazze per le relazioni di cui la scuola vive, la scuola come hub di relazioni e conoscenze: personalizzazione dei processi di educazione e formazione, la creazione di servizi specifici per la comunità, l’ampliamento dell’offerta formativa, il sostegno al sistema di apprendimento lungo tutta la vita.
Un buon progetto parte dall’analisi delle esigenze, quindi anche la progettazione e la riprogettazione delle scuole non può che seguire lo stesso principio e la scuola intesa come edificio è sempre stata l’espressione delle caratteristiche del tipo di insegnamento che la normativa tecnica ha poi codificato. Quando, infatti, l’esigenza era quella di trasmettere ad un gruppo numeroso di studenti le competenze base di leggere, scrivere e far di conto, la scuola richiedeva un tipo di insegnamento che era puramente trasmissivo e di conseguenza l’ambiente si strutturava per tali necessità. Oggi le esigenze sono diverse ma spesso entrando negli edifici scolastici si vede uno spazio per educare immutato nel tempo.
Rinnovare l’edificio scolastico e le aree di pertinenza costituisce quindi oltre che un’esigenza legata alla sicurezza e alla necessità di adeguamento alle norme tecniche, anche un’esigenza pedagogica. Non a caso ricerche di pedagogia e sociologia hanno evidenziato che l’ambiente dell’apprendimento incide per l’80% sul rendimento degli allievi ma anche sulla motivazione del docente. Quindi lo spazio per educare e il suo setting rappresentano uno strumento funzionale alla didattica.
Da ciò deriva una riflessione su come la didattica innovativa e la sua efficacia siano legate ad un modo nuovo di concepire gli ambienti intesi come spazi della scuola, e come una nuova configurazione architettonica più flessibile, possa stimolare la costruzione di competenze, abilità, conoscenze e motivazioni, ovvero incidere sul processo di apprendimento. Occorre creare una interconnessione tra progetto architettonico e progetto pedagogico, quindi, promuovere una progettazione partecipata nel pensare a nuove scuole e nel ripensare quelle esistenti cioè stimolare una collaborazione tra progettisti, amministrazioni, Dirigenti Scolastici al fine di perseguire un obiettivo comune.