La tecnica del pomodoro: anche il nostro cervello ha bisogno di respirare

Scritto da il 8 Dicembre 2020

Fare l’insegnante è un mestiere che necessita innanzi tutto di competenze metodologiche: conoscere approfonditamente la tua materia infatti non è sufficiente per essere efficace. Quello che fa la differenza è come comunichi con i tuoi alunni e quanto riesci a trasmettere loro che il tempo trascorso insieme non è casuale, ma strutturato, secondo una sequenza che rispetta i ritmi di attenzione dei loro cervelli. In questo modo entrerai in sintonia con i loro tempi di apprendimento e la tua lezione sarà decisamente più efficace.

Ci viene in aiuto “ La tecnica del pomodoro” un metodo di gestione del tempo ideato alla fine degli anni ’80 da Francesco Cirillo, sviluppatore software ed imprenditore di origini italiane. Il nome deriva da quei timer a forma di pomodoro, spesso utilizzati in cucina per tenere sott’occhio i tempi di cottura. Questa tecnica consiste in 5 semplici mosse: 1. Scegli un’attività da far svolgere ai tuoi alunni e spiega loro cosa devono fare (occhio che l’attività che scegli deve poter essere svolta realisticamente in 25 minuti, man mano che provi, aggiusterai il tiro) 2. Imposta il timer a 25 minuti (meglio se un timer da cucina che ticchetta) 3. Fai lavorare i tuoi alunni sull’attività senza distrazioni finché il timer non avrà suonato. 4. Concedi loro una pausa di 5 minuti. (stabilisci a priori cosa è possibile fare durante la pausa – ad esempio potresti mettere della musica rilassante) 5. Fai riprendere l’attività per altri 25′

Ecco un esempio di scansione dei tempi per una lezione in presenza della durata di due ore: puoi prevedere una sessione da 20′ per la spiegazione dei contenuti e dell’attività che andranno a svolgere, 5′ di pausa, a seguire 2 sessioni di attività da 25′ (con i rispettivi 5′ di pausa). Poi 20′ per la verifica di quanto svolto, 15′ per rispondere a eventuali domande, ricapitolare quanto fatto durante la lezione in corso e anticipare brevemente il contenuto della lezione successiva. 20’+5’+25’+5’+25’+5+20’+15’=120′ Questi tempi sono indicativi, per cui puoi aggiustarli a seconda delle tue esigenze. La cosa importante è che le sessioni di lavoro dei tuoi alunni durino rigorosamente 25′ ciascuna e abbiano 5′ di pausa tra l’una e l’altra. Puoi utilizzare questa tecnica anche tu, per la preparazione delle lezioni o magari per correggere i compiti o ancora per studiare. Sappi che ogni 4 “ pomodori ”, quindi circa ogni ora e mezza, perché questa tecnica mantenga la sua efficacia, devi prenderti una pausa più lunga (15-30 minuti). I 5 minuti di pausa sono fondamentali per permettere al tuo cervello di recuperare, dovrai scegliere attentamente cosa fare. Attenzione a non cadere nel tranello di quelle attività che non permettono al cervello di staccare veramente e rischiano di distoglierti dal focus di ciò che stai facendo. Ecco una lista delle cose da NON fare durante le pause tra un pomodoro e l’altro. (la lista è tratta dall’articolo di Efficecemente.it) controllare i messaggi sullo smartphone. controllare o rispondere ad email. accedere a Facebook o altri social. continuare a pensare al lavoro da fare.​

Impegnarsi in attività complesse. Piuttosto: bevi un bicchiere d’acqua, prendi un caffè o una tisana fai dello stretching e così via. Inoltre è molto importante imparare a gestire eventuali interruzioni esterne da parte di colleghi, partner o familiari. Cirillo suggerisce la tecnica dell’INFORMARE la persona che ci sta interrompendo, del NEGOZIARE un altro momento per discutere la questione e del RICHIAMARE la persona che ci sta interrompendo. Non è facile ma lavorare sull’assertività è fondamentale per migliorare le proprie relazioni. Confrontandomi con insegnati della primaria, ho scoperto che questa tecnica è efficace anche con i bambini piccoli, poiché aumenta la loro concentrazione in vista della pausa che faranno, che per loro diventa il vero obiettivo.

Sostengo con decisione che tutte le tecniche di organizzazione e gestione del tempo che si utilizzano a livello professionale e la cui efficacia è stata comprovata possano essere utilizzate dagli insegnanti, attraverso opportuni adattamenti al contesto scolastico, che ne trarranno beneficio soprattutto in termini di autoefficacia percepita. Non da ultimo, inoltre, queste tecniche diventano patrimonio personale degli stessi alunni, che potrà essere utilizzato anche per la realizzazione di progetti professionali e di vita.

Foto: Pexels


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