Educazione civica: un’occasione da non perdere

Scritto da il 5 Novembre 2020

Il precedente governo ha introdotto con la legge 92 del 2019 il nuovo insegnamento dell’Educazione civica con l’intento di farne dei percorsi transdisciplinari che coinvolgano tutte le discipline. Il curriculo infatti non ha materia in sé ma attraversa tutte le discipline mirando ad esercitare le competenze chiave di cittadinanza in ottica di apprendimento continuo. Esso infatti prevede un coinvolgimento di tutti gli ordini e i gradi. Il Miur ha pubblicato delle Linee guida in cui individua tre grandi Assi (o aree tematiche) che l’Educazione Civica dovrà trattare: – lo studio della Costituzione Italiana – la Cittadinanza digitale – lo Sviluppo sostenibile. Tali aree, essendo molto articolate, permettono di spaziare in ambiti affini, ma specifici: Costituzione, diritto nazionale e internazionale, educazione ambientale, fino alla cittadinanza digitale e all’educazione alla legalità. La nuova figura di referente dovrebbe fungere da raccordo tra i vari consigli di classe e ordini scolastici negli istituti di primo grado, accompagnando la realizzazione di un curricolo di 33 ore annuali dotato di valutazione finale a carica del/della docente coordinatore/coordinatrice e operando ad una revisione del PTOF. Tralasciando le ovvie perplessità sorte riguardo l’attuazione pratica, urge prevedere un’attenta riflessione sul valore di quella che ieri era Cittadinanza e Costituzione e che oggi chiamiamo nuovamente Educazione alla cittadinanza. La scuola ha come fine ultimo, da sempre, quello di formare cittadine e cittadini consapevoli dei propri diritti e doveri, coscienti delle norme e delle leggi che regolano il vivere civile. La realizzazione di tale missione passerebbe ora anche grazie a reti scuola/territorio, ove l’insegnamento sia coadiuvato da esperienze extrascolastiche, con altri soggetti istituzionali del mondo del volontariato e del terzo settore, con particolare riguardo alla promozione della cittadinanza attiva. La sfida a cui sono poste gli istituti scolastici sembra dunque quello di tornare al dettato costituzionale e ancor più di rendere attuale quella carta che senza una reale incarnazione rimane solo un documento scritto. Immaginare dunque un percorso didattico vorrebbe dire ripartire dalla lettura del testo fondamentale di un padre costituente come Calamandrei che ne Lo stato siamo noi, precisamente nel suo Discorso ai giovani sulla Costituzione torna a ribadire che è “ compito dello stato rimuovere gli ostacoli che impediscono un pieno sviluppo della persona umana” quindi riflettere sulla costruzione di una scuola che sia di tutti e di tutte, ma prima ancora riconoscere che a 72 anni dalla sua entrata in vigore quegli ostacoli permangono. Perché è solo grazie ad una viva e onesta riflessione sulle inefficienze del sistema educativo che si troverebbe una piena attuazione di quel dettato costituzionale, che coinvolgesse la cittadinanza e che desse voce agli studenti e alle studentesse, che divenisse spazio di dialogo e crescita collettiva, che coinvolgesse la cittadinanza, le famiglie. A questo proposito il richiamo al territorio potrebbe assumere una reale svolta in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo: dare concretezza a dei percorsi di cittadinanza, visibilità e spazialità, per quanto possibile in regime di distanziamento fisico, potrebbe divenire in ultimo una concreta opportunità nella realtà locale. La scuola di prossimità, quella che fa dell’emergenza educativa un sistema: s i tratta di creare un momento periodico nel quale i ragazzi abbiano diritto di proposta e critica, uno spazio decisionale che interagisce direttamente con la vita della classe. Esercitare per esempio la competenza del dibattito argomentativo, apprendere ad argomentare, come nella felice esperienza dei Consigli comunali dei ragazzi. Condizione indispensabile e irrinunciabile, affinché gli studenti interiorizzino la struttura e la forma del convivere civile, è fare in modo che ogni momento del vivere quotidiano sia organizzato secondo un modello di vita democratica, in cui ognuno/a è protagonista e partecipa in prima persona alla stesura e controllo delle regole, siano esse sociali o funzionali alla progettazione della didattica. In conclusione la scuola quale agenzia educativa è chiamata a costruire una genuina vita comunitaria che permetta alle nuove generazioni il fare democratico.

Filomena Taverniti, docente della secondaria di primo grado, Roma

Foto di ElasticComputeFarm da Pixabay 


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