Scienze infermieristiche, il futuro dell’assistenza

Scritto da il 23 Ottobre 2020

In Italia risultano registrati, secondo l’OCSE, 5,8 infermieri ogni mille abitanti, tre punti in meno della media Europea. Percentuale che, nella fase di emergenza COVID, si è fatta notare drammaticamente.

Una professione molto ambita quella dell’infermiere che richiede, per essere esercitata, il conseguimento di una laurea universitaria triennale e l’iscrizione al FNOP ( Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche) . E’ dal 1992 che le regioni hanno iniziato  a stipulare convenzioni formative, come disposto dal DLgs 30 novembre 1990, con le università. I primi studenti che nell’anno accademico 1992/93 varcarono le soglie dei 18 Atenei Italiani, per frequentare i corsi di diploma universitario per infermiere, furono circa mille.  Oggi per essere ammessi al Corso di Laurea in Infermieristica i candidati devono possedere un diploma di scuola secondaria superiore o di altro titolo di studio, anche se conseguito all’estero, purché riconosciuto dalla Unione Europea. L’accesso al Corso di Laurea, per disposizione della legge 264/99,  è a numero programmato, basato sulle esigenze territoriali e prevede un esame di ammissione su argomenti di cultura generale, chimica, biologia, fisica-matematica.

I corsi di studio sono strutturati in crediti. 

I candidati ammessi al corso con una valutazione inferiore alla votazione minima prevista dovranno conseguire obblighi formativi aggiuntivi ai CFU ( Credito Formativo Universitario) .  Di solito un credito equivale a 25 ore di lavoro dello studente, compreso lo studio individuale, mentre la media annuale di prestazione accademica è fissata, più o meno, sui 60 CFU.

In questa disciplina professionale è possibile approfondire il proprio percorso formativo di studi, conseguendo Master Universitari specialistici come, per esempio, in Area critica, malattie mentali, pediatria, cardiologia, neurologia, o per acquisire il titolo di coordinatore delle risorse  infermieristiche nei Presidi Ospedalieri.  Resta invece autonomo il percorso per ostetricia.

<< Da tempo sosteniamo che la nostra collettività professionale ha contenuti e progettualità che possono costituire un rilevante valore aggiunto per l’innovazione e la razionalizzazione della rete dei servizi sanitari e per l’ottimizzazione dei percorsi e dei processi di cura ed assistenza >> è un’affermazione, tutt’ora valida, rilasciata nel 2011, da Annalisa Silvestri, per anni presidente dei 105 ex collegi IPASVI, oggi denominati FNOPI. La Silvestri fu eletta Senatrice nel 2013, ma continuò a promuovere, dai banchi del Senato, il ruolo educativo e partecipativo dell’infermiere nella tutela della salute pubblica. Per approfondire il ruolo anche sociale della professione riportiamo, dal Codice deontologico pubblicato dall’Ordine,  questo stralcio significativo << L’Infermiere promuove la cultura della salute favorendo stili di vita sani e la tutela ambientale nell’ottica dei determinanti della salute, della riduzione delle disuguaglianze e progettando specifici interventi educativi e informativi a singoli, gruppi e collettività>>

l’O.M.S. (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha deciso di dedicare il 2020 al lavoro dell’infermiere e delle ostetriche rilevando, nel suo rapporto, le difficili condizioni in cui lavorano e stimando che il mondo, entro il 2030 avrà bisogno di altri 9 milioni di operatori. In Italia il FNOPI (la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche) ha calcolato in circa 70mila il fabbisogno attuale dei territori, inserendo nella valutazione il fattore “invecchiamento” della popolazione.   

Per documentare in parte l’impegno professionale e umano della categoria, la Redazione Mobile di LaesseTV ha raccolto la testimonianza sul campo di un Coordinatore – Docente e di una infermiera specializzata nella gestione dei pazienti dializzati.

Franco Cappelli è da 6 anni docente di Scienze Infermieristiche presso l’Università degli Studi di Napoli, Luigi Vanvitelli. Ed è coordinatore infermiere presso il reparto di Oncologia Geriatrica. Ha formato centinaia di studenti. <<E’ una professione che bisogna soprattutto amare, non dura se viene scelta solo per trovare uno sbocco occupazionale. Ci sono allievi che rinunciano al corso tra il primo e il secondo anno>>   il dott. Cappelli ci documenta anche sul percorso formativo << Dopo una prima formazione teorica di  6 mesi, gli studenti cominciano ad essere inseriti nelle strutture assistenziali, in modo soft, cominciando dagli ambulatori o nei centri prelievi, solo tra il secondo e il terzo anno avranno accesso ai reparti assistenziali più impegnativi, come chirurgia o rianimazione, dove praticheranno anche turni di notte. Il corso è sviluppato tra teoria e pratica e gli studenti vengono inseriti anche in progetti di educazione al bene salute, programmati dall’Azienda>>

Antonietta Tondi, infermiera, è iscritta all’ordine dal 1995. Ha prestato per 8 anni servizio nel reparto di Rianimazione e UTIC (Unità di Terapia Intensiva Cardiologica)  del San Giovanni di Dio di Firenze, dove ha accumulato una grande esperienza nell’Emergenza Assistenziale. Attualmente è in servizio presso il Centro Dialisi dell’Ospedale Incurabili dell’ASL NA1 di Napoli. <<È una professione che mi ha sempre appassionato perché non si limita a trasmettere conoscenze tecniche e scientifiche, ma promuove il valore del rapporto umano e della solidarietà>> Tonia, come la chiamano i colleghi, è volontaria attiva da oltre 10 anni in un progetto denominato “ Medicina Solidale” << Cerchiamo di educare i cittadini, attraverso la realizzazione di video e pubblicazioni,  a prendere coscienza della preziosità del bene salute individuale e collettivo, incoraggiando stili di vita sani. Ultimamente abbiamo rimesso in rete uno spot molto divertente ma educativo sui pericoli collegati all’obesità infantile>>

Ma come nasce questa professione? Facciamo un po’ di storia delle origini. A promuoverla fu Florence Nightingale giovane studentessa di una ricca famiglia inglese, che a 17 anni si convinse di essere stata “chiamata da Dio a servire l’umanità”. Florence, chiamata così perché nacque a Firenze, a 24 annunciò alla famiglia che sarebbe diventata infermiera, un lavoro che a quell’epoca era considerato da sguattera. La giovane Florence pubblicò un interessante libro sull’assistenza dopo aver visitato e frequentato come studentessa infermiera, un ospedale per i poveri gestito dalle diaconesse luterane: The Institution of Kaiserswerth on the Rhine. Era il 1851.

Dopo 166 anni, nel 2017 in Liguria, al concorsone per 200 posti da infermiere, si iscrissero ben 12.400 aspiranti. Questo la dice lunga sul percorso professionale fatto e sul futuro dell’assistenza infermieristica, in Italia e nel Mondo

Tonylaruspa©, redazione mobile  LaesseTV     


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