La devianza giovanile
Scritto da redazione il 17 Ottobre 2020
Tutte le società cercano di basarsi su valori stabili, ma sono sempre esistiti, esistono ed esisteranno comportamenti anomali di persone che vengono dette “devianze”. La sociologia si occupa molto di questo problema, analizzando soprattutto le devianze giovanili, probabilmente perché quest’ultimi, essendo più deboli degli adulti, possono essere vittime inconsapevoli di atti scellerati e vandalici. Ritengo che una semplice occhiata alla serie di titoli riportati da vari quotidiani può essere sufficiente a fornire un ritratto drammatico della società attuale.
Ad un adolescente, tale situazione può apparire ancora più scatenante: la valenza dilaga senza freni, la corruzione, l’affarismo, il malcostume dominano incontrastati. La crisi economica travolge ogni certezza destando preoccupazione e allarme per il futuro. A mio parere, oggi non esiste valore che appaia solido: la famiglia, la scuola, la società, la politica non riescono ad offrire nodelli di riferimento sicuri, dibattendosi anch’esso in una crisi senza precedenti, la cui soluzione si prospetta ancora lontanissima. I giovani si guardano intorno e non vedono altro che macerie. Provano delusione, smarrimento, un senso profondo di scoramento che li spinge sempre più ad estraniarsi, senza neppure tentare di battersi, dalla vita sociale e civile del proprio Paese. Molti trascorrono la loro vita inutilmente, segnati dalla noia da un senso di vuoto, dalla mancanza di interessi reali. In alcuni casi l’alcool, la droga o una folle corsa in auto appaiano l’unica via di uscita per placare almeno per qualche ora ansie e paure quotidiane. Tutto ciò incide su tutto la gioventù di qualsiasi ceto sociale appartenga e credo che per comprendere bene le cause della “devianza” sarebbe opportuno fare un breve riepilogo degli anni passati.
Fino a trent’anni fa, i giovani non rappresentavano una classe sociale, né godevano di particolari diritti; la società era organizzata in funzione degli adulti. Questa situazione e rimasta quasi inalterata fino al 1968, quando i giovani presero coscienza di sé, ribellandosi ad una società “borghese” e capitalistica gli anni che seguirono furono i più bui del nostro Paese, sconvolto da assalti terroristici.
A questo punto, ripensando ai giovani d’oggi, mi rendo conto che essi hanno maggiore libertà. Conducendo una vita varia e movimentata, possono spendere abbastanza per divertirsi, viaggiare, fare sport e allora perché c’é questa grande insofferenza, che spesso sfocia in atti criminali e vandalici. Forse i valori di oggi non sono valori perché effimeri, mentre quelli di un tempo erano più solidi e quindi davano sicurezza e garanzia di un futuro migliore. Credo che se i giovani potessero ricevere valori come l’umiltà, l’altruismo, la generosità, la fede, la comprensione molte di queste devianze potrebbero essere evitate. Ai posteri l’ardua sentenza!
Giuseppe Iacomino