Violenza di genere online: tra cyber-bullismo, cyber-hate, doxxing, revenge porn e stalking
Scritto da redazione il 14 Ottobre 2020
Negli ultimi trent’anni si sono diffusi negli ambienti online idee misogine e anti-femministe che rivendicano il dominio dell’uomo sulla donna. Queste ideologie sono diventate, poi, atti concreti con il diffondersi di un linguaggio ostile e minaccioso. Uno studio del 2014 di Pew Research Center che afferma che 73% degli utenti su internet ha assistito a delle molestie online e il 40% le ha subite personalmente.
Il tipo di molestie online che si possono subire comprendono un’ampia gamma di comportamenti e linguaggi: dalle minacce di morte e di stupro alla pubblicazione di immagini private o pornografiche e insulti. Ma non solo, molte di esse sono vittime del cyber-bullismo, cyber-hate, doxxing, revenge porn e stalking online. Questo porta a diverse conseguenze sullo stato psichico delle vittime, molte delle quali sperimentano ansia, depressione, attacchi di panico e disturbi post-traumatici e, in casi estremi, il suicidio o l’autolesionismo.
A facilitare il diffondersi di questi abusi è l’identità anonima degli utenti, la mancanza di un sistema di tutela all’interno degli spazi online e l’impossibilità di un intervento concreto. Motivo per cui molte donne optano per disconnettersi, cancellare i propri account e “auto silenziandosi”. Attualmente alcune piattaforme, come Facebook o YouTube, tramite soluzioni algoritmiche censurano e proibiscono l’utilizzo di linguaggi sessualmente espliciti e pieni d’odio.
Ma questo non è abbastanza, la prevenzione necessaria a fermare questo fenomeno d’odio online dovrebbe prevedere un intervento a partire dalle radici. Una sensibilizzazione rivolta verso il pubblico online riguardo la violenza di genere online, affinché non venga banalizzato o ignorato. Per far questo è necessario coinvolgere la prossima generazione di utenti ICT tramite un’azione ri-educativa. Coinvolgendo in primis le relazioni primarie, genitori e insegnanti, e accompagnandosi dall’ausilio di campagne più ampie. Includendo i media, corsi sull’alfabetizzazione informatica, una maggior comprensione delle norme di genere e una miglior consapevolezza riguardo la sicurezza online. Agendo su quelli che sono gli atteggiamenti e il modo di intendere l’abuso online conferendogli la serietà e l’importanza che merita.
Torino, Camilla Restani