La scuola è ricominciata. Si torna alle origini, quelle etimologiche!
Scritto da redazione il 12 Ottobre 2020
Durante il lockdown, dissepolta da stratificazioni paleolitiche di indifferenza ed incuria, la Scuola è tornata con clamore all’attenzione del dibattito politico-istituzionale, offrendo riscontro agli italiani di quanto il nostro Paese mostri rinnovato interesse alla valorizzazione di un così peculiare patrimonio archeologico.
Cosi, tornata protagonista, da sette mesi a questa parte la Scuola non ha perso un solo appuntamento con la stampa, con i telegiornali, animando il variegato palinsesto dei talkshow televisivi, rivelandosi materia di riflessione corale preziosissima, soprattutto ad alimentare di nuova linfa il dibattito di caciara degli stramazzi e degli scazzi.
A vivacizzare l’attenzione hanno contribuito, non di poco, le incursioni mediatiche della Ministra Azzolina, di volta in volta rivolte ad annunciare gli sforzi intrapresi per il rilancio di questa fondamentale Istitizione. A suo merito si ascrivono anche le illuminanti soluzioni individuate per garantire la riapertura della scuole in sicurezza, non senza l’assicurazione di una ripartenza sostenuta con il giusto “sprint”. L’acquisizione dei monobanchi su rotelle assurge ad emblema della dinamica filosofia che guida il “new deal” appena intrapreso.
E dunque, seppur con qualche trascurabile difficoltà relativa al reperimento delle aule, ai distanziamenti, alle frequenze degli alunni in turni singhiozzanti e alle prime chiusure per contagi, di nuovo tutti a Scuola, con fiducia ed ottimismo. Perché la Scuola che ci ha aperto le porte è una scuola rinnovata, tecnologicamente avanzata, profondamente ripensata nella proposta di una didattica digitale integrante attiva e variegata, finalmente in grado di stimolare intelligenze plurali e di sollecitarne funzionalmente l’apprendimento. Come a dire, non tutte le pandemie vengono solo per nuocere!
E tuttavia, in questo incoraggiante scenario, qualcosa ancora manca. E quel qualcosa sono i docenti che in alcune classi, persino di scuole del centro della capitale, a un mese dal suono della campanella, non raggiungono neppure la metà del numero richiesto. Si smanetta con le LIM ma il prof d’italiano non si è ancora mai visto. Malgrado la Ministra quest’estate abbia annunciato contingenti docenti numerosi come eserciti persiani, a scuola sono in campo solo i “300” di Leonida.
Nel tanto parlare e ragionarci intorno, mi viene quindi in mente di aprire il dizionario e rileggere cosa c’è scritto alla parola “Scuola”, cercando di trarre ispirazione dal suo significato. Illuminante nella sua etimologia, il termine è riconducibile al latino scola (o schola) che deriva a sua volta dal greco σχολή (scholè) che, un po’ sorprendentemente, significa ozio, riposo. Un tempo per il riposo dal lavoro materiale che, tuttavia, gli antichi rivolgevano allo studio e alla cura della propria formazione. In mancanza di docenti, in questo momento, si sta offrendo a migliaia di studenti un riposo molto ozioso e poca formazione.
La nuova scuola ai tempi della pandemia è veramente stupefacente, sospesa tra un futuro ancora avveniristico e il ritorno alle origini del suo più antico ma ristretto significato etimologico.
Mi sa che di strada davanti ne abbiamo ancora tanta.
TERESA IAVARONE