Cosa accade ai nostri ragazzi?
Scritto da redazione il 9 Ottobre 2020
È di questi ultimi giorni la terribile notizia del suicidio di un bambino di 11 anni, gettatosi dal decimo piano della sua casa a Mergellina, quartiere buono di Napoli. La notizia già di per sé è terribile e stringe il cuore. Lo è ancor di più perché la motivazione potrebbe essere aberrante: lo sgomento ed il terrore a causa dell’ombra scura di un “gioco suicida”, un terribile “uomo nero” che terrorizza a tal punto i ragazzi da indurli all’autodistruzione. Ma è di pochi giorni fa anche la notizia di un ventunenne, dal volto pulito e quasi angelico (una sconfitta della teoria del Lombroso) che, per invidia, o malessere, o gelosia, uccide a sangue freddo con 60 coltellate una coppia di giovani fidanzati belli come il sole. Ma tanti altri potrebbero essere gli episodi da portare come conferma che coinvolgono i giovanissimi: violenze di gruppo, bullismo, cattiverie gratuite verso i coetanei e non, irresponsabilità, mancanza di freni inibitori… Episodi che ci lasciano interdetti e ci pongono interrogativi spesso senza risposte. Perché in una società tecnologicamente avanzata, la civiltà umana e culturale non corrisponde in modo adeguato? Perché i nostri ragazzi spesso vacillano, si disorientano, si deprimono o si elettrizzano in modo esasperato? Perché gli adulti non riescono più a comunicare con loro su un piano di reciproco rispetto, di apertura confidenziale, di sana intesa? Osservo i numerosi “esperti” che si danno da fare per portare avanti teorie interpretative, spesso suggestive e profonde… ma pur sempre teorie. È difficile capire i ragazzi, è difficile entrare nei meandri della loro psiche, della loro coscienza, del loro cuore. Il più “bullo” può poi rivelarsi un ragazzo disadattato e forse infelice. Il più corretto e preciso può diventare un avventato e lasciarsi andare. Ecco perché ci si chiede sempre più spesso: ma cosa sta accadendo ai nostri ragazzi?
Una risposta culturale può essere quella di Franco Fraboni che sostiene che gli episodi spiacevoli, di cui si fanno protagonisti in negativo gli adolescenti, avvengono perché essi sono vittime di una “frantumazione culturale”, come da lui definita, che connota il contesto esterno, una frantumazione dovuta a una cultura diffusa per frantumi, per frammenti, per “schegge cognitive” di cui è sostanziato il contesto sociale esterno. Il ragazzo, l’adolescente, già di per sé coinvolto in una delle fasi più complicate della sua formazione, quella della conquista della propria identità, è disorientato, bombardato da mille suggestioni di un mondo frenetico e allettante, ma così povero di contenuti e spesso traditore. Crede di essere padrone del mondo, si sente spavaldo e possente, ma poi incrocia situazioni di difficoltà che mettono in luce la sua limitatezza. Per indicare i ragazzi c’è un sintagma che io amo ripetere. È di Anthony Perkins: “bambole di porcellana”: belli, solari, felici, giovani, come bambole, ma fragili come la porcellana. Le famiglie? Le famiglie non riescono a competere con il moto frenetico delle escrescenze tecnologiche talora mostruose: non hanno il tempo , spesso non hanno la capacità tecnica per farlo… ed allora lasciano correre inconsapevolmente ed i loro ragazzi si annullano nel mondo che non c’è o si perdono dietro falsi miti E la scuola? Ciascuna scuola sa che un fattore importante del suo successo è rappresentato dal clima di fiducia, cooperazione, appartenenza che si è saputo costruire al suo interno e dalle positive relazioni con il contesto esterno. Bisogna infatti guardare ad un sistema nuovo, attivando soluzioni captanti per i ragazzi e usando sistemi a loro graditi, quali possono essere le performance teatrali, i laboratori musicali e creativi, il confronto positivo con altri ragazzi. Per dirla con Machiavelli:”il fine giustifica i mezzi” … Ma soprattutto, ricordiamo: i giovani vanno seguiti con costanza e direi con affetto. I loro sogni vanno ascoltati e capiti. È importante perciò che in tutti gli interventi ideati per loro l’obiettivo principale sia cercare di accrescere e promuovere le loro attitudini, i loro interessi. Bisogna far leva sulle risorse dei ragazzi e del contesto in cui operano, permettendo loro di provare concretamente che, di fronte a qualsiasi provocazione o problema, esiste una giusta soluzione. Ascoltiamo le grida di aiuto, sia quelle della protervia sia quelle del silenzio, riconosciamo il disagio e agiamo prima che sia troppo tardi! Enzo Biagi aveva scritto: “dopo le vitamine diamo ai nostri figli anche i valori”. La sfida fondamentale è proprio questa: l’educazione al valore di un equilibrio e della propria libertà. La famiglia, la scuola, le istituzioni e gli enti locali sono la piattaforma su cui dare l’avvio alla costruzione di un sistema che recuperi un forte senso di “comunità” e di “solidarietà ”. A questa esigenza si accompagna una consapevolezza: sapere che “ l’uomo – e quindi ancor più l’adolescente- ha bisogno non solo di capire di più ma anche di comunicare di più, di partecipare di più. Ha bisogno di più amicizia, di più amore” (Morin). Concludo rivolgendomi ai ragazzi con le parole di un Cantante degli anni settanta, Bob Marley, persona difficile, vittima anche egli di violenze, sia perché di colore, sia perché di bassa statura. Nonostante tutte le sue traversie, in una sua canzone, egli dice: “Se esprimi un desiderio è perché vedi cadere una stella. Se vedi cadere una stella è perché stai guardando il cielo. E se guardi il cielo è perché credi ancora in qualcosa” Ragazzi, vi invito a guardare il cielo e le sue stelle!
Angela Procaccini
Mariella Ballerino Di 9 Ottobre 2020 alle 19:50
Bellissimo articolo ricco di spunti su cui riflettere.
Simonetta Di 11 Ottobre 2020 alle 20:23
Concordo pienamente con te Mariella…
soprattutto con angela ed il suo invito ai giovani a non smettere mai di guardare il cielo e le sue stelle!
Anna Robustelli Di 25 Ottobre 2020 alle 02:17
Tutto vero, Angela. Stupenda l’immagine del cielo pieno di stelle: fa pensare alla possibilità per ciascun ragazzo di proiettarsi verso l’infinito. Sottolineerei inoltre la funzione della famiglia e della società promotrici di sogni e di interessi.
Lydia Scarpellino Di 10 Ottobre 2020 alle 09:08
Ottimo risveglio Preside
Io…guardo sempre il cielo e credo profondamente nel cuore degli uomini( anche se ultimamente mi ha un po’ delusa)
Credo nella forza della parola , credo che dialogare aiuti a comprendere e comprendersi
Credo che i giovani abbiamo bisogno di essere ascoltati
Credo nella forza scuola ,ma in unione e coesione con la famiglia
Credo nell’amore
MARINA COMPAGNONE Di 10 Ottobre 2020 alle 11:35
Scrittrice di grande sensibilità. Questo articolo dimostra profonda conoscenza dell’animo umano e illumina sul disperato bisogno d’ Amore dei nostri giovani in un mondo sempre più spietato, disumano ed alienante. Grandiosa Angela, lucciola in pieno blackout.
Anna Bozzaotra Di 10 Ottobre 2020 alle 14:14
Spesso le tragedie inaspriscono e conducono le persone ad una chiusura totale ,ma alcune anime nascono e vivono per gli altri, hanno un ‘ intelligenza ed una sensibilità che non consente loro di non considerare l’ altro che deve essere riconosciuto , compreso,aiutato.Queste anime hanno un’ espressione angelica, la voce pacata ,lo sguardo presente e ti arricchiscono con la sola presenza. Preside Procaccini ,grazie per il suo impegno e per tutto ciò che fa per le giovani generazioni, i messaggi di incoraggiamento e di speranza che lei trasmette incidono molto sui giovani di oggi che hanno bisogno di sorrisi e di presenze. Gli alunni della mia scuola la ricordano con molto affetto e sarebbero felici di incontrarla ancora.
Gaetano Libero dentro Di 10 Ottobre 2020 alle 16:03
Articolo bello e profondo che c’ Interpella e ci fa riflettere tutti , famiglia,scuola, Istituzioni, una societa’ liquida che non da ai giovani punti di riferimento, testimonianza di vita vissuta con l’eudemonismo, ma solo cattivi maestri di relativismo e di edonismo
Giovanna Anziano Di 10 Ottobre 2020 alle 23:25
In questo clima di generalizzato disagio esistenziale,sono proprio i giovani a risentire di più di questa crisi dominante che non lascia spazio a fragilità emozionali .e, per giunta,In una società che tende ad omologare e a discriminare . il mito del bello e del perfetto ,perseguito ad ogni costo e senza alcuna remora ,fa solo danni, con modelli falsi ed effimeri….e proprio in questo contesto ,la famiglia e le istituzioni non riescono ad essere
un valido supporto per i più deboli.Troppe le falle e poche le certezze .. Iniziamo ..invece.. ad alimentare i sogni e le speranze di chi ancora …sa guardar le stelle ..Stimoliamoli questi adolescenti,favorendo le loro inclinazioni..ma dando soprattutto amore,ossigeno puro per la loro Anima.. Siamo di esempio per loro.. Infinito il vuoto che manifestano..Dolci carezze per loro le parole di Angela.. per tutti inesauribile fonte di Amore e di Cultura.
Erlisiana Anzalone Di 11 Ottobre 2020 alle 20:58
Cara Angela la tua riflessione é bellissima ed acuta come sempre. Le citazioni sia letterarie che musicali sempre azzeccate… conferma di uno spessore umano raro.
Purtroppo é vero… viviamo in un’epoca di frammentazione culturale, sentimentale e civica e questo crea humus ideale per l’impiantarsi del seme di deviazioni come il 21enne ecc e i minori ancora piú esposti. Dobbiamo remare tutti dalla stessa parte per difendere i minori e la societá in geberale da questa frammentazione.
Renato Occhiuzzi Di 11 Ottobre 2020 alle 21:40
Un episodio drammatico che fa capire come oggi i ragazzi siano disorientati ed insicuri.
.La società attuale ha fatto sì che le famiglie siano disgregate, senza le condivisioni ed il dialogo che una volta faceva da legante e dava più certezze e sicurezza ai giovani adolescenti.
L’adolescente troppo spesso si rivolge alla rete, alle amicizie virtuali, con le quali manca il contatto “fisico”, il dialogo anche competitivo, ma reale, e questo non lo aiuta ad acquistare la sicurezza di sé che è necessaria per crescere ed avere una personalità più sicura.
Il mondo troppo spesso è circoscritto alla rete, al virtuale; sono collegati praticamente con tutto il mondo, ma in realtà sono soli, assolutamente soli, e questo li rende più fragili e suggestionabili.
La acuta e dettagliata analisi della professoressa Angela Procaccini alla fine sottolinea soprattutto quale debba essere la strada per evitare la terribile solitudine.alla base di queste tragedie, partendo soprattutto dalla famiglia (quella che a mio avviso ha le maggiori responsabilità) con il recupero del dialogo interno fra genitori e figli.
Meno PC, meno cellulari, più incontro nel reale, più confronti che aiutino a formare personalità e carattere dando sicurezza di sé.
Il resto viene più naturale, e la scuola e le istituzioni possono contribuire molto più efficacemente a questo scopo.
claudia Di 12 Ottobre 2020 alle 17:50
Parola chiave: prendersi cura con amorevolezza. Grazie per l’interessante riflessione