PRIMI GIORNI A SCUOLA

Scritto da il 6 Ottobre 2020

Anche quest’anno l’emozione del primo giorno di scuola… sembrerà strano dopo tanti anni di insegnamento, ma è così. Sono stato davvero contento di rivedere i miei alunni, anche se le nuove regole ci hanno disposto di stare lontani.

“Ma se non vi abbraccio, vi voglio meno bene?”.

“No” hanno risposto in coro i bambini.

E così abbiamo ripreso le nostre lezioni, non senza difficoltà. Prima fra tutte la mancanza di insegnanti. Qui a Milano, infatti, i supplenti annuali sono stati appena nominati e quindi abbiamo cominciato la scuola con un orario ridotto.

In classe c’erano solo gli insegnanti di ruolo e le colleghe di religione. I bambini per quindici giorni hanno visto solo me.

Fra l’altro, in classe, c’è anche un bambino speciale, che non ha potuto godere di un insegnante che le potesse dare le attenzioni necessarie. Io ho cercato in questi giorni di stargli vicino e di rassicurarlo, di offrirgli degli stimoli, ma dovevo dedicarmi anche agli altri e lui, continuamente, ha cercato la mia attenzione, ma non sempre ha ottenuto la risposta desiderata.

Potrebbe sembrare una lamentela sterile, ma è la constatazione che si continua a ledere il diritto all’istruzione. Perché non basta aprire le scuole, ma occorre fornire ai ragazzi gli strumenti dell’apprendimento e pari opportunità di crescita. Gli alunni necessitano fin dall’inizio dell’anno di avere accanto i maestri che li accompagneranno poi per tutto l’anno.

Non è una questione politica la mia, anche in passato le nomine sono state fatte ad anno inoltrato, ma vorrei porre l’attenzione sulla ricaduta delle scelte dall’alto sulla scuola, guardandola con gli occhi di chi a scuola ci lavora e si rende conto delle possibilità e delle criticità.

Iniziare l’anno a tempo ridotto, innanzitutto, limita le lezioni ad alcune materie, quelle affidate agli insegnanti di ruolo.

Mi auguro che, da ora in poi, possa davvero partire l’anno scolastico, con le risorse necessarie e, speriamo, in sicurezza. Perché quest’anno, oltre ad investire sulla didattica, dobbiamo pensare alla tutela psicofisica nostra e degli alunni che ci sono affidati.  E non è cosa da poco.

di Antonio Macchione

Foto di Max Fischer da Pexels


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