“Chi bene inizia…”

Scritto da il 5 Ottobre 2020

Stamane mi ha telefonata un amico, un collega che vive e lavora a qualche centinaio di chilometri da me: “Ciao, come stai? Com’è andato il rientro in classe? Meglio vero?”. Confesso che quel “Meglio vero?” mi ha costretta ad una pausa… “beh”-rispondo-“tutto bene, è stato bello rivedersi, però meglio rispetto a cosa?”, lui mi dice: “meglio in presenza!”. Devo ringraziarlo, perché, per quanto scontata possa sembrare la risposta, non lo è stato affatto oggi.

Le scuole sono in ginocchio, regna il caos totale e non per negligenza o inadeguatezza dei dirigenti ma perché, chi ha trascorso mesi per partorire una soluzione al rientro in presenza, l’ha fatto senza “volare alto”.

Volare alto sarebbe stato assolutamente più impopolare ma, credo che, ancora una volta, ci stiamo perdendo un’occasione.

Si sono trovate tante “pezze a colore”, si dice al mio paese, che però hanno prodotto altrettante falle.

Si aggiusta una cosa e se ne rompe un’altra.

Dividi le classi ma poi trova le aule e i docenti; acquista il materiale per il rispetto delle norme anti-covid, ma non è abbastanza e chissà quando arriverà; assumi dalle graduatorie straordinarie e poi si scopre che non sono fatte bene; e poi i docenti fragili e gli studenti fragili; i Sindaci che latitano; gli RSPP che fanno e disfano… e siamo appena alla seconda settimana di apertura, almeno in Campania. Non conosco nessuna scuola dove tutto proceda liscio come l’olio e neanche me lo aspettavo, ma così siamo riusciti a portare la scuola ad una situazione di sbandamento da cui sarà difficile uscire, per la serie: era meglio quando si stava peggio.

Confesso di aver sognato ad occhi aperti qualche mese fa: confesso che immaginavo tempi maturi per una svolta. Una svolta che vedeva la scuola al centro di una rivoluzione culturale del paese che, a partire da una pandemia, si ripensasse al sistema paese con al centro la scuola, soprattutto dopo la prova di grande resistenza che l’intera classe docente ha dimostrato di saper affrontare. L’intero paese si è accorto finalmente che, se si ferma la scuola, si ferma una nazione, anzi, un continente. Se i ragazzi non vanno a scuola, le famiglie non vanno al lavoro e l’economia si blocca. Se oggi tardiamo a fare scuola e, peggio, la facciamo male, la tabella di marcia dei professionisti di domani subirà un duro contraccolpo anche in termini di qualità, di prestazioni.

Sento parlare di un grande disegno oligarchico mondiale, che ci vuole tutti sottomessi e ignoranti. Non riesco a pensarlo, assolutamente, però credo che per amore del piccolo potere, si stia mettendo a serio rischio il futuro del nostro paese e dei nostri ragazzi.

Non ho sentito parlare, in tutti questi mesi, di un vero disegno riformista della scuola, che mettendo a sistema le esperienze registrate negli ultimi cinquant’anni almeno, fino ad arrivare a quel concentrato di sforzi che si sono prodotti a causa della pandemia, potesse ridisegnare l’intero sistema scolastico, mettendo al centro di un grande piano strategico, l’importanza della CULTURA, unico faro che ci possa consentire di navigare ovunque nel tempo, senza perdere mai la rotta.

Quante polemiche sulla DAD, sui PIA, PAI, in presenza, a distanza.. Mai nulla sugli obiettivi che la scuola italiana si prefigge, sugli indicatori migliori per osservare le strategie più consone per conseguire un unico obiettivo comune da Bolzano a Canicattì.

Ho applaudito alla Didattica a Distanza, non perché sia un’amante del digitale, ma perché era l’unico modo per connettere menti e cuore, vero motore della cura dei saperi. Perché dobbiamo prendere atto che siamo nel 2020 e, come tutti gli ambiti professionali, anche quello dell’istruzione deve viaggiare di pari passo ai tempi. Ciò non toglierà mai nulla allo studio dell’Eneide, dell’Odissea, di Platone o Socrate, anzi! Abbiamo a disposizione un mondo di risorse in più per approfondire, capire e studiare questi temi e tutti quelli che si vorranno. La trasformazione digitale, si compie investendo sulle persone prima che sulle tecnologie (cit. Alessandro Bogliolo). E allora perché fiumi di soldi spesi per comprare device, senza attivare prima un piano di formazione su scala nazionale per docenti e studenti? A poco o nulla sono serviti, tanto che adesso giacciono in qualche cassetto della scuola, in attesa di essere ripresi a causa di una nuova chiusura.

Solo questo esempio per dire che non esisterà mai una soluzione per ripristinare lo stato dell’arte al 7 marzo 2020 e, consentitemi, dovrebbe essere una cosa di cui gioire, visto come eravamo messi!

Mi domando solo se non sia venuto in mente a nessun membro del Comitato Tecnico Scientifico di fare tabula rasa: a volte, è meglio buttare giù un palazzo pericolante che riempirlo di catene e tiranti!

Certo, ci vuole coraggio  ma, come disse il celebre Steve Jobs: “L’innovazione distingue un leader da un follower”. Dunque, la domanda sorge spontanea: abbiamo un leader in grado di farlo? Io ho l’impressione che abbiamo molti più followers che fanno mille giri nel recinto senza meta, ecco, questo il mio pensiero.

Nessun ministro o comitato di esperti sarà in grado di trovare una soluzione di ripristino, non ci può essere. Si può solo azzerare e ripensare a tutto. Un piano strategico, con una vision che “vola alto”, che sappia essere ambiziosa ma realistica certo. Ora, come non mai, si potrebbe. Abbiamo persino le risorse del Recovery Found! Insomma, mi vergognerei a consegnare ai miei figli, una scuola che non li renda liberi di scegliere il futuro che sognano, una scuola che non ponga le basi per un mondo migliore, una scuola che non usi gli strumenti a loro più congeniali per farli viaggiare nel tempo, nella memoria e in quella cultura che li renda davvero liberi e migliori di noi.

Si potrebbe rivedere tutto l’ordinamento scolastico, i programmi, il sistema di reclutamento del personale docente e non docente, le strutture, le dotazioni strumentali, insomma tutto il sistema istruzione, nella consapevolezza che sarebbe un’impresa titanica ma solo le persone che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo sono coloro che lo cambiano davvero (Steve Jobs).

Adesso dunque, rispondo alla domanda del mio amico: questo sarebbe il meglio per me.

A cura di Adele D’Angelo

Aversa (CE)


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