LA RELAZIONE A SCUOLA DOPO LA PANDEMIA

Scritto da il 27 Luglio 2020

Tutti ormai sono concordi nell’ammettere che, dopo questa lunga e prolungata chiusura delle scuole e la privazione della didattica in presenza, sia urgente ripristinare e riaccendere la relazione educativa tra alunni e docenti. La scuola è infatti il luogo privilegiato, per eccellenza, dove si intrecciano relazioni significative proprio negli anni in cui si costruiscono le identità, comprese quelle di genere.  Ricordiamo sempre ai docenti che i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze,  hanno a scuola un doppio compito: apprendere e insieme crescere. La crescita si sviluppa e si dipana grazie alla qualità delle relazioni : con gli adulti di riferimento e con i pari.

Affronteremo qui la tematica della relazione auspicabile che ogni docente dovrebbe stabilire con i soggetti affidati. Ricordiamoci innanzitutto di Watzlawick [1]. Egli ci insegna che la comunicazione ineludibile è quella analogica, che avviene attraverso il linguaggio del corpo, (mimica facciale, sguardo, gestualità, voce, tono muscolare, distanze prossemiche, ecc) tanto è vero che la prima legge della comunicazione stessa recita “E’ impossibile non comunicare”. Questa modalità fra l’altro non sempre è consapevole ma è quella più importante per i messaggi di relazione. Poi c’è quella verbale che trasmette messaggi razionali e intenzionali, sia di relazione che di “contenuto”. A tale proposito  facciamo presente che se tra queste due modalità comunicative c’è incongruenza o contraddizione, i bambini si fidano solo di quelli corporei . E’ stato infatti attraverso il corpo, e precisamente partendo dal dialogo tònico con la madre – di distensione o di tensione – che hanno cominciato subito dopo la nascita la loro comunicazione di benessere o di malessere. E il mondo, attraverso il corpo della madre, ha risposto, aggiustandosi su un dialogo primitivo e programmato dalla natura.

I PERMESSI FONDAMENTALI

Eric Berne[2], fondatore del modello psicoterapeutico dell’Analisi Transazionale, analizza le caratteristiche che deve avere una buona relazione educativa. Per poter garantire una crescita armonica dei soggetti ed una gratificante autostima questa relazione infatti deve essere in grado di trasmettere, soprattutto a livello “implicito”, alcuni  PERMESSI fondamentali. Uno dei permessi basilari che il bambino dovrebbe ricevere alla nascita è quello di esistere, permesso che viene dato generalmente dai genitori . Noi oggi prendiamo in considerazione però il passaggio dalla famiglia alle Istituzioni, innanzi tutto al nido, luogo di cura per eccellenza, successivamente alla scuola dell’infanzia e via via a tutti gli ordini di scuola. Il permesso di esistere si intreccia fortemente con il bisogno di riconoscimento  e il permesso di ”essere se stessi”. E’ come se l’insegnante facesse uscire dallo sfondo l’allievo, trasmettendogli accettazione incondizionata, a prescindere dalle caratteristiche fisiche o psicologiche. Il messaggio implicito è: ti vedo e mi piaci, vai bene come sei, ben arrivato! Tutto ciò non esclude comunque un progetto educativo, sempre  su una base di accoglienza calda e rincuorante.

Uno dei permessi fondamentali che la scuola deve attivare è poi quello di “pensare”.     La scuola è il luogo per eccellenza dove si pensa, qualcuno obietterà…ma non è così. Forse il riferimento è al “pensiero riflettente”, se si tratta della “restituzione” del pensiero del docente o del libro di testo. Il “pensiero riflessivo” è invece quello autonomo, vero, quello che attivi da solo per cercare nessi e relazioni tra i fatti e gli eventi, anche quando sembrano sconnessi. L’insegnante fin dalla più tenera età deve essere all’ascolto autentico di tutti tentativi del bambino di pensare e comunicare i suoi “pensieri”. :-Dimmi, ti sto a sentire, a me interessa molto sapere cosa pensi….  Non ricevere nella giovane età il permesso implicito di pensare significa andare in confusione quando qualcuno ti chiede :Tu cosa pensi di tale questione? E se ti rendi conto che in quel momento non puoi restituire da orecchiante quello che pensano gli altri… ti accorgi allora che annaspi nella nebbia…

Altrettanto importante è il permesso di “star vicino agli altri e di far parte”. E’ fondamentale che la relazione educativa a scuola faccia vivere attraverso una sana e gratificante socializzazione questi permessi a tutti. I soggetti in crescita ne hanno bisogno come dell’aria che respirano…

Bisognerà che pensiamo tutti come fare a far recuperare ai nostri bambini e bambine, ragazzi e ragazze, questi lunghi mesi di segregazione e di separazione dai compagni. E’ una vera e propria “riparazione” che noi dobbiamo loro. Non ci possono essere alibi di sorta.

di Cinzia Mion

Foto di Stanley Morales da Pexels


[1] Watzlawick P.La pragmatica della comunicazione umana,Astrolabio,Roma,1971

[2] Berne E.,Analisi Transazionale e Psicoterapia,Astrolabio,Roma,1971

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